“Utilità economiche da Maltauro per l’appalto delle “Vie d’acqua” Il suo nome anche nell’indagine sulla Cupola. Cantone: “Se resta al suo posto è un problema” . Pisapia: “Faccia un passo indietro”
Prima la “cupola degli appalti”, poi i lavori milionari della piastra e quelli sulle “architetture di servizio”, ora il filone sulle “vie d’acqua”. A sette mesi dall’inaugurazione dell’Esposizione universale a Milano, ieri i pm Antonio D’Alessio e Claudio Gittardi hanno notificato un avviso di garanzia per corruzione e turbativa d’asta ad Antonio Acerbo, commissario delegato di Expo per le opere infrastrutturali, e responsabile del Padiglione Italia. Il suo coinvolgimento nell’inchiesta è però legato al suo ruolo di Responsabile unico del procedimento (e commissario di gara) per l’appalto delle “Vie d’acqua”.
L’APPALTO MILIONARIO
Un progetto in origine faraonico. La promessa al mondo che Milano, la città di Leonardo, sarebbe rinata dall’acqua con un “percorso di 20 chilometri”, dall’antica Darsena nel cuore della città fino ai padiglioni. La realtà e la crisi economica hanno ridotto le pretese e quel sogno immaginato dall’allora sindaco Letizia Moratti. Sulla carta, allora, c’erano 331 milioni. Ora su una porzione di lavori da 42 milioni indaga la procura di Milano. L’appalto è stato vinto nel luglio 2013, con un ribasso del 23%, dalla Maltauro, l’impresa già finita nell’inchiesta sulla “cupola degli appalti”. Acerbo, vicedirettore del Comune di Milano con il sindaco Albertini, promosso a direttore generale con Letizia Moratti, entra così anche lui nell’inchiesta, che a maggio aveva portato in carcere, tra gli altri, l’ex parlamentare della Dc Gianstefano Frigerio, l’ex Pci Primo Greganti, l’ex senatore Pdl Luigi Grillo.
IL “PRETESTO”
Il nome di Acerbo era già comparso nell’altra indagine Expo, quella su Infrastrutture Lombarde, la holding della Regione Lombardia che gestisce centinaia di milioni. In un’informativa del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, il manager viene indicato come l’uomo che Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture, poi arrestato, vuole utilizzare come «pretesto per esercitare sempre maggior influenza nella gestione degli appalti Expo», in polemica con l’attuale commissario di Expo Giuseppe Sala. E lo stesso «Acerbo si era lamentato con Rognoni di essere scarsamente valorizzato in Expo».
«AMICI DA TRENT’ANNI»
Il coinvolgimento del manager Expo è partito dagli interrogatori dell’imprenditore Enrico Maltauro, che di fronte ai pm aveva confermato il sistema della Cupola. Per la procura Acerbo avrebbe favorito Maltauro (e le aziende collegate) nella commessa delle “Vie d’acqua”, e con le perquisizioni di ieri intende definire entità e modalità delle presunte corruzioni. Lo stesso Maltauro aveva parlato della sua amicizia trentennale con Acerbo, al telefono con Frigerio: «Non c’è nessuno che è più vecchio amico di me con Acerbo — dice Maltauro — Lui lavorava in Montedison, da ragazzo, e io l’ho conosciuto… ho fatto un lavoro per Montedison, lui era direttore dei lavori… ha fatto carriera attraverso ‘sto lavoro nell’‘82». Maltauro ha raccontato ai pm che, grazie a quest’amicizia, ha dato al figlio di Acerbo una consulenza da 30 mila euro, su cui ora gli inquirenti stanno indagando.
LE TRACCE DELLA CORRUZIONE
Perquisizioni e acquisizioni di documenti da parte della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza sono andate avanti fino a sera nelle sedi di Expo, Metropolitana Milanese e di Maltauro a Vicenza, e a carico di altri indagati, “intermediari” della corruzione. I pm intendono cristallizzare prove e presunti passaggi di denaro, in un’inchiesta che ha dato un nuovo colpo all’immagine di Expo già macchiata dalle precedenti bufere giudiziarie. Preoccupato si è detto il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone. «La rappresentanza tecnica del Padiglione Italia è sempre stata dell’ingegner Acerbo e questo può essere un problema», ha detto Cantone. Duro anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. «Ritengo che per il bene di Expo, Acerbo debba fare un passo indietro — ha detto Pisapia — Da garantista, so che è un avviso di garanzia, ma resta l’esigenza di salvaguardare la reputazione di Milano e di Expo». Ieri Acerbo, che tramite l’avvocato Federico Cecconi ha manifestato «l’intenzione di chiarire al più presto la sua estraneità ai fatti», ha allontanato l’ipotesi dimissioni. «Gli avvisi di garanzia non sono condanne. Non c’entro niente, non mi dimetto».
Repubblica – 18 settembre 2014