Expo, vertice Renzi-Sala sugli appalti. Summit a Roma per trovare il modo di allontanare le imprese coinvolte nell’inchiesta senza fermare i lavori
Il governo prepara il decreto, venerdì forse il via libera. E oggi in prefettura si riunisce l’organismo di controllo. Gli uomini di Expo la considerano la settimana decisiva per capire se l’Esposizione di Milano possa davvero rialzarsi e ricominciare a correre. L’attenzione è tutta concentrata lì, sul decreto “salva Expo” che il commissario Giuseppe Sala spera possa uscire dal Consiglio dei ministri di venerdì.
Un passaggio che da una parte dovrà disegnare i poteri di Raffaele Cantone, il magistrato anticorruzione chiamato da Matteo Renzi a vigilare su appalti e procedure; e dall’altra “blindare” il cantiere e accelerare ulteriormente i lavori. È in quel testo che dovrebbe essere contenuta la possibilità per la società di gestione di affidare direttamente a Fiera spa gli allestimenti (70-80 milioni, il valore) di alcuni padiglioni. Ma soprattutto la chiave per risolvere il nodo della Maltauro, l’azienda che ha vinto due appalti di Expo e che è finita nella bufera giudiziaria dopo l’arresto dell’imprenditore vicentino Enrico Maltauro. Allontanarla, come invocano molti a cominciare dal sindaco Giuliano Pisapia, sarebbe un segnale. Il problema è trovare lo strumento. Norme delicate, da approvare in un momento altrettanto delicato, con l’accusa di Sergio Santoro, il Garante per la vigilanza dei contratti pubblici, ancora nell’aria: «Dopo l’Expo dobbiamo chiudere l’era dei Grandi eventi, non ha senso utilizzare l’urgenza e le deroghe per appuntamenti di cui si conosce la data 8 anni prima». Ed è anche per questo che il commissario Sala dovrebbe volare a Roma per incontrare il premier: un vertice, riservatissimo, nelle prossime ore per mettere a punto le ultime strategie, per affrontare i problemi. E ripartire.
Per un giorno, Expo ha provato a scrollarsi di dosso le polemiche. Per la Festa della Repubblica è andata in onda un’operazione globale di promozione: nelle sedi diplomatiche italiane sparse un po’ ovunque, sono stati organizzati appuntamenti in nome del 2015, con sedici ambasciatori di eccezione — dallo stesso Sala che ha incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, al ministro degli Affari Esteri Federica Mogherini a Vienna, dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina a Berlino al sindaco Giuliano Pisapia ad Abu Dhabi. Ma da oggi, si dovrà ripensare a rimettere in carreggiata l’Esposizione. «Nelle prossime ore e giorni dovremo mettere a posto alcune cose, perché i cantieri dell’Expo finiscano in tempo», ha assicurato lo stesso Renzi. Una partita che per Milano deve essere chiusa al più presto. Impossibile ritardare ancora quando all’inaugurazione mancano solo undici mesi. Eppure, da quando sono scattati gli arresti della “cupola” che puntava agli appalti di Expo e della sanità lombarda, è passato quasi un mese. E molti fronti sono ancora aperti. A cominciare da quello della Maltauro, con le due gare vinte. Una da 42 milioni per realizzare un tratto delle Vie d’acqua, il contestato canale che collegherà i padiglioni alla Darsena della città. E un’altra da 55 milioni, ancora più strategica, per costruire quelle che si chiamano “architetture di servizio”, ovvero tutti gli spazi per i ristoranti, i servizi igienici, i visitatori. Oggi, gli uomini di Expo porteranno il caso in prefettura, dove si riunirà l’organismo di controllo sull’Esposizione. Una decisione da parte del prefetto risolverebbe il dilemma: da tutti i cantieri, anche quelli delle infrastrutture collegate, sono già state allontanate 33 aziende in odore di mafia, ma questo è un problema diverso. Senza considerare che la società ha vinto l’appalto insieme ad altre due aziende. Come fare senza rischiare di inceppare il motore? Ecco perché servirebbe l’intervento di Cantone e quella norma ad hoc attesa nel decreto. Un passo per rilanciare, anche dal punto di vista dell’immagine, l’Esposizione.
Repubblica – 3 giugno 2014