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Farmaci e alimentari, dopo le Marche anche il Piemonte mette al bando gli sprechi. Stanziati fondi per le associazioni che recuperano cibo e medicine

Alessandro Mondo. La lotta agli sprechi diventa legge. Non soltanto quelli alimentari ma di varie categorie: ad esempio la categoria dei farmaci. Accade in Piemonte: seconda regione italiana, dopo le Marche, a intervenire a 360 gradi su un tema finora lasciato alla sensibilità dei produttori e all’intraprendenza del mondo del volontariato. Previsto un finanziamento ad hoc, e di tutto rispetto, pari a 500 mila euro sul bilancio 2015.

La legge

Il provvedimento contro lo spreco alimentare, e non solo, presentato dalla consigliera del Pd Angela Motta, è stato votato all’unanimità dal Consiglio Regionale: prevede il recupero per fini economici, sociali e ambientali dei beni invenduti sul territorio regionale, con i fondi del caso, destinati principalmente al sostegno delle fasce di popolazione più esposte al rischio di impoverimento e alla riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti.

Prodotti da recuperare

Di cosa parliamo? Prodotti farmaceutici, agroalimentari di prossima scadenza e agricoli non raccolti, oltre ai pasti non serviti nei luoghi di ristorazione. C’è spazio persino per beni di lusso. La Regione, tramite appositi bandi, valuta e finanzia i progetti di recupero e valorizzazione di beni invenduti presentati da associazioni e cooperative: non le ultime arrivate ma a patto che, recita una delle condizioni, siano attive su questo fronte da almeno tre anni. Emblematico il caso del Banco alimentare del Piemonte.

Nuovi posti di lavoro

Dei 500 mila euro di finanziamento, 400 mila sono destinati alla spesa corrente e 100 mila per la spesa in conto capitale: ovvero investimenti per migliorare la raccolta (è il caso dei furgoni). Un’occasione per creare posti di lavoro, anche. «Poche settimane fa l’Assemblea Nazionale francese ha approvato una legge che di fatto istituisce il reato di “spreco alimentare”, per cui non sarà più possibile per i supermercati smaltire l’invenduto gettandolo nella spazzatura quando ancora edibile», spiega la Motta, corelatrice del provvedimento con Stefania Batzella (Cinque Stelle). Il patron di Slow Food, Carlin Petrini, si era detto speranzoso che presto lo stesso reato venisse introdotto anche in Italia.

Come si premetteva, il Piemonte è la seconda regione dopo le Marche ad aver affrontato questa materia in modo organico: altre regioni – dalla Lombardia alla Toscana, passando per l’Emilia Romagna – sono intervenute solo con riferimento ai prodotti alimentari. Che però rappresentano una parte dell’invenduto, e sovente dello sprecato.

Campagne informative

L’altra faccia della medaglia è la sensibilità dei consumatori, rendendoli più consapevole del valore dei prodotti che acquistano. Non a caso, la nuova legge approvata ieri prevede campagne informative e altre iniziative «finalizzate a sviluppare la cultura del consumo critico e la trasformazione degli sprechi in risorse».

Favorevole il parere della giunta. «Un tassello importante, che risponde alle esigenze di una società impoverita a seguito della crisi economica e costretta quotidianamente a fronteggiare gravi problemi», commenta Augusto Ferrari, assessore alle Politiche per il sociale.

La Motta e Ferrari ne sono così convinti da inviare il testo della legge anche al Papa, «che nei suoi discorsi ha spesso affrontato le questioni della povertà, della disuguaglianza, dello spreco alimentare ed invocato una maggiore giustizia sociale» e all’arcivescovo di Torino Nosiglia, «impegnato ogni giorno a favore dei più deboli e degli emarginati».

La Stampa – 17 giugno 2015 

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