Mentre la veterinaria pubblica affronta le emergenze di queste settimane, che tante difficoltà stanno causando anche al mondo produttivo, l’assessore lombardo all’agricoltura Gianni Fava esce con una sollecitazione ai ministeri della Sanità e delle Politiche agricole e chiede che i servizi veterinari “passino” all’Agricoltura. Un intervento, il suo, che ‘trascende’ la Lombardia, per spostare la questione a livello nazionale. Fava chiede: perché, se i veterinari si occupano di zootecnia, devono rimanere svincolati dall’Agricoltura e afferire ad un pianeta differente? E porta ad esempio gli altri paesi occidentali ed europei dove invece che alla sanità la veterinaria pubblica fa riferimento appunto all’agricoltura. Le risposte non si sono fatte attendere, con prese di posizione del presidente nazionale Fvm e di quello di Fvm Lombardia.
Pronta la replica anche del parlamentare-veterinario del Pd Paolo Cova che bolla la proposta di Fava come “semplicistica”. E afferma: «Non basta interessarsi di animali da reddito per essere destinati all’Agricoltura. Il ruolo dei veterinari pubblici è sanitario e di controllo della sanità e salubrità degli alimenti».
Le argomentazioni portate dall’assessore lombardo, aggiungiamo noi, infatti non reggono. Anche tralasciando volutamente le attività di monitoraggio e controllo di gravi zoonosi, dalla West Nile alla brucellosi, dalla salmonellosi alla febbre dengue. E sono proprio le cronache di quei Paesi europei che Fava cita ad esempio a dimostrarci tutti i limiti dei quei sistemi. Modelli veterinari inseriti nell’agricoltura non hanno garantito che le emergenze di questi anni (Bse, diossina, escherichia coli solo per citarne alcune) fossero affrontate nel modo più efficace e corretto. Le conseguenze sono state sotto gli occhi di tutti. Incardinare la veterinaria pubblica nella sanità assicura invece la necessaria terzietà e indipendenza ai servizi. Una maggiore autorevolezza si traduce in una maggiore tutela per i consumatori ma anche in un valore aggiunto in termini di salubrità e di qualità per tutta la produzione agroalimentare. Solo l’incardinamento in sanità dei servizi veterinari può conferire la ‘forza’ di coprire tutta la gamma di attività che spazia dai prodotti che derivano dalla globalizzazione dei mercati sino alla tutela della tipicità tutta italiana delle piccole produzioni locali. Il che, specie in questi tempi di crisi, è un valore irrinunciabile (a cura di Fvm-Sivemp Veneto)
Leggi la lettera alla Regione del presidente Fvm Lombardia Gian Carlo Battaglia
Leggi le dichiarazioni del presidente nazionale Fvm Aldo Grasselli
Le dichiarazioni dell’assessore lombardo Gianni Fava:
Servizi veterinari. Per l’assessore lombardo Fava devono essere legati al ministero dell’Agricoltura
“L’Italia è l’unico paese occidentale dove i servizi veterinari sono legati alla Sanità e non all’Agricoltura. È giunto il momento di portare i medici veterinari nell’alveo più corretto del settore Agricoltura”. Questa la proposta dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che chiede ai ministeri della Sanità e delle Politiche agricole di allinearsi a quanto avviene normalmente nel resto d’Europa. “Perchè, se i veterinari si occupano di zootecnia, devono rimanere svincolati dall’Agricoltura e afferire ad un pianeta differente?” chiede l’assessore Fava. “I medici veterinari, senza dubbio preparati, competenti e in numero decisamente superiore a quello dei colleghi in Francia, ad esempio, credo possano svolgere il proprio apprezzato ruolo in maniera ancora più efficace se fossero direttamente collegati all’Agricoltura, settore in cui operano effettivamente, piuttosto che alla Sanità. Sarebbe opportuno riflettere a livello di Governo su questa posizione che mi permetto di sollecitare”.
Fava interviene anche sulle normative legate al cosiddetto Benessere animale. “Gli allevatori dovrebbero essere accompagnati nell’applicazione di norme che, nella maggior parte dei casi, effettivamente migliorano quello che l’Unione europea definisce le condizioni psico-fisiche degli animali e di riflesso anche le produzioni e il reddito – dice Fava – ma non dimentichiamo quello che potremmo chiamare il benessere degli allevatori. Se sommergiamo le imprese di leggi, disposizioni, provvedimenti e affrontiamo i produttori a colpi di verbale, rischiamo di deprimere la redditività del settore zootecnico, di far chiudere le aziende e di aumentare la nostra dipendenza dall’import”.
La risposta di Fvm:
Veterinari all’Agricoltura? Il no della Fvm alla proposta dell’assessore lombardo
“Perché l’Assessore all’agricoltura Gianni Fava della Lombardia li reclama?”. Se lo chiedono i veterinari della Fvm che ritengono l’ipotesi “una ambizione comprensibile, ma assolutamente infondata e sbagliata quindi non giustificabile e da respingere in toto”.
“La Lombardia, in questi anni, ha sempre rappresentato un modello evoluto di medicina veterinaria preventiva che, proprio attraverso l’istituzione del Dipartimento di Prevenzione Veterinaria delle Aziende sanitarie locali, ha saputo dare risposte efficaci ed efficienti alle esigenze di tutela igienico sanitaria delle produzioni agro-zootecnico-alimentari di un comparto economico fondamentale per la Regione e per tutto il Paese”. Così in una nota la Federazione veterinari e medici (Fvm) che riguardo all’ipotesi dell’Assessore all’agricoltura lombardo Fava di trasferire i servizi veterinari dalla Salute all’Agricoltura ritiene “sia una ambizione comprensibile, ma assolutamente infondata e sbagliata quindi non giustificabile e da respingere in toto”.
“I servizi veterinari – specifica la Fvm – sono servizi sanitari, svolgono una funzione sanitaria e assicurano la fondamentale integrazione delle competenze sanitarie dei veterinari che operano sul territorio con gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali -che al di là del nome fuorviante- sono istituzioni sanitarie, con l’Istituto superiore di sanità e con l’EFSA”.
“Tutto ciò – precisa il comunicato – con livelli di sicurezza per i consumatori e di potenzialità commerciale delle nostre imprese che ci vengono invidiati dal mondo intero. Si è mai chiesto l’Assessore all’agricoltura della Lombardia se queste potenzialità non siano anche merito di una terzietà e di una professionalità medica e sanitaria di primo piano? Ma soprattutto: cosa ne pensa il Presidente Maroni?”
“Attendiamo – conclude la Fvm – fiduciosi un cortese riscontro”
10 settembre 2013