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Federalismo, Bankitalia: nel Sud ospedali piccoli e dotazioni peggiori

Il decentramento «può essere lo strumento per muovere verso servizi più efficaci e standard migliori», e questo in una situazione nella quale si continua a registrare per il Sud un contesto di bassa crescita», ha ha detto ieri Daniele Franco, del Servizio Studi di Bankitalia, in occasione dell’audizione alla Commissione bicamerale sul federalismo fiscale sul Dlgs «Disposizioni in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali» (atto n. 328).

Franco ha indicato nella sua audizione come problema principale del Mezzogiorno «la qualità dei servizi pubblici che riflette la gestione della spesa corrente: deve essere questa la priorità, senza diminuire l’attenzione sulla spesa in conto capitale, su cui va recuperata efficienza. Il decentramento, se ben utilizzato – ha detto – può essere uno strumento per avere servizi più qualificati, l’importante é come ogni euro viene speso.

Bisogna pensare alle infrastrutture non come a chilometri di strade e acquedotti, l’obiettivo deve essere avere buoni servizi nelle aree che sono indietro. Anche la spesa in conto capitale va finalizzata a questo, é lo sforzo che andrebbe fatto, perché a parità di spesa, all’interno del Paese si hanno livelli di servizio molto diversi».

Franco ha citato due esempi: la scuola e la sanità. Nella scuola come nella sanità «le dotazioni al Sud sono sistematicamente peggiori». In particolare nella sanità «gli ospedali sono molto piccoli, con effetti sulla qualità dei servizi, bisognerebbe fare una ristrutturazione come é avvenuto al Nord con gli accorpamenti. Ma le strutture pubbliche in alcune parti d’Italia sono utilizzate per supplenze occupazionali, negli ospedali e nella sanità questo accade più fortemente».

Secondo Franco in altri paesi caratterizzati dalla presenza di aree in ritardo di sviluppo economico (come ad esempio la Germania e la Spagna), non emergono differenze rilevanti in termini di qualità del servizio sanitario».

Un’indicazione dei problemi della sanità nelle regioni meridionali arriva, spiega «dalla mobilità interregionale dei pazienti. Le regioni meridionali subiscono un deflusso di pazienti, che riflette la qualità delle cure e la capacità produttiva delle strutture sanitarie. Sotto il primo profilo va rilevato che le indagini svolte presso i degenti rilevano nel Mezzogiorno una minore soddisfazione per i servizi ricevuti. Anche gli indicatori di inappropriatezza delle cure ospedaliere, quali la percentuale di parti cesarei e la percentuale di dismissioni con un Drg (raggruppamento omogeneo di diagnosi) medico da reparti chirurgici, mostrano che i servizi sanitari delle regioni meridionali sono peggiori che nella restante parte del Paese».

Sanita.ilsole24ore.com – 29 marzo 2011

 

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