« L’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, sventare questo rischio dipende da noi, dalle scelte che assumeremo, dipende da un sì o un no». Il premier Enrico Letta chiede al Senato di rinnovargli la fiducia per non mettere a repentaglio la ripresa e per non far rimettere l’Italia «sul banco degli imputati». È quasi una sfida a Berlusconi, la sua, ad andare fino in fondo: «Il governo è nato in Parlamento e , se deve morire, deve farlo qui in Parlamento». Il discorso integrale
Letta spiega che per uscire dalla crisi «serve un vero e proprio nuovo patto di governo», con al centro il valore della stabilità. «Il Paese – dice Letta – è stremato dai conflitti di una politica ridotta a continui cannoneggiamenti ma immobile e ripiegata su stessa. Ora basta con la politica di trincea, concentriamoci su ciò che dobbiamo fare». E sulle vicende giudiziarie del leader del Pdl dice in aula: «Si è creata una situazione insostenibile, i due piani non possono essere sovrapposti. La nostra repubblica si fonda sullo Stato di diritto e in uno Stato di diritto le sentenze si rispettano e si applicano».
La ripresa e la riduzione delle tasse
In cima ai pensieri di Letta c’è la ripresa economica da agganciare e il semestre europeo a guida italiana da onorare. A partire dalla riduzione delle tasse per tornare crescere. E’ questa la strada maestra indicata dal premier Enrico Letta al Senato e chiedere la fiducia per il suo Governo. Una strada da imboccare subito con la prossima legge di stabilità che punterà sulla riduzione del cuneo fiscale, con sgravi mirati sia per le imprese sia per i lavoratori. E che prevederà misure in linea con gli interventi adottati nei primi cinque mesi di attività: dal rafforzamento dell’aiuto alla crescita economica (Ace) a nuovi incentivi per le Pmi e le start up innovative, nonché bonus per le assunzioni a tempo indeterminato.
Il tutto senza dimenticare gli impegni presi con Bruxelles sul versante dei conti pubblici. Non a caso il rientro sotto il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil è considerato ancora un obiettivo primario. Il rigore non sarà dimenticato, dice Letta, che nell’illustrare un programma di lungo periodo (fino al 2015) fa riferimento anche a un intervento massiccio di riqualificazione della spesa pubblica da affidare a un nuovo commissario, già individuato in Carlo Cottarelli (Fondo monetario internazionale). Non solo. Partita importante per Letta anche quella delle dismissioni del patrimonio pubblico e delle partecipazioni in società sia locali che nazionali.
Un ruolo particolare, proprio per rivedere al ribasso il carico fiscale su contribuenti e imprese, viene attribuito alla delega fiscale, la cui attuazione, secondo Letta, potrà contribuire al potenziamento della lotta all’evasione e a stabilizzare l’intero sistema tributario. Confermati gli impegni già presi nelle scorse settimane per il decollo, a partire dal 1° gennaio 2014, della nuova service tax (con cui sarà superata l’Imu) e della revisione delle aliquote Iva. Sarà completato anche il processo messo in atto dal Governo per il pagamento dei debiti della Pa alle imprese.
Nel ricordare che al 2 ottobre sono state liquidate dalle amministrazioni pubbliche 12 miliardi di euro alle aziende, Letta sottolinea che il percorso virtuoso si potrebbe interrompere con un stop all’attività di Governo. Infine, il premier pone l’accento sul tema edilizia e in particolare all’ulteriore sostegno che verrà dato, in caso di voto favorevole al suo programma, all’ecobonus e al rilancio delle grandi opere.
Il Sole 24 Ore – 2 ottobre 2013