La politica della trasparenza sta pagando, tanto vale investirci ancora di più. Nel 2013 un protocollo d’intesa sottoscritto con le principali associazioni dei consumatori che ha portato a prelievi random sui prodotti in commercio e a relative analisi a cura di laboratori tedeschi è servito a contenere lo tsunami comunicativo della Terra dei Fuochi.
Quest’anno la scommessa sarà il decreto legge sulla completa tracciabilità del latte, in arrivo dopo l’estate, una sfida impegnativa che i produttori hanno deciso di raccogliere.
La filiera della mozzarella di bufala campana è ancora in piedi, nonostante allarmismi talvolta ingiustificati e psicosi di massa che pure hanno avuto contraccolpi negativi sulle abitudini dei consumatori. Lo dicono i dati: il 2013 si è chiuso con 37.301 tonnellate prodotte, per un incremento dello 0,6% sull’anno precedente. C’erano le premesse per far crescere sia il fatturato alla produzione che quello al consumo, ma entrambi sono rimasti rispettivamente a quota 300 milioni e 500 milioni. Fin troppo facile individuare i fattori che hanno determinato questa dinamica: la seconda metà del 2013 è quella del tamtam mediatico sulla Terra dei Fuochi che ha tarpato le ali a un’industria che contempla 105 caseifici certificati, 1.500 allevamenti, 300mila capi bufalini e 15mila lavoratori sommando insieme tutte le fasi della produzione. «Per come era partito l’anno – spiega Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop – c’erano tutte le premesse per fare meglio del 2012. Ci saremmo riusciti se le informazioni sulla Terra dei Fuochi non si fossero trasformate in disinformazione». Il comparto sorge in larga parte in provincia di Caserta, sicché l’equivalenza tra terreni inquinati dalla camorra e pascoli si è impadronita di molti consumatori. «Allora – commenta Raimondo – abbiamo dovuto giocare in difesa, prima di tutto con il protocollo d’intesa sottoscritto con le associazioni di consumatori che ha portato ad analisi casuali, tutte effettuate in Germania, sui nostri prodotti. Un’operazione verità che è servita a dimostrare l’assenza di metalli pesanti e ci ha consentito di recuperare reputazione». E intanto l’incidenza dell’export cresceva dal 24 al 27% della produzione. La trasparenza ha pagato, tanto che «anche il 2014 sembra cominciato sotto buoni auspici. Dati ufficiali non ne abbiamo ancora, ma il trend di crescita continua». La nuova sfida passa per Roma e per gli incontri che i rappresentanti del Consorzio hanno avuto con il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: dopo l’estate arriverà infatti il Dl sulla completa tracciabilità del latte bufalino. «Per quanto ci riguarda – prosegue Raimondo – si tratta di un’altra operazione trasparenza. Nella mozzarella di bufala Dop deve esserci latte proveniente dall’area della Dop, questo per metterci a riparo da qualsiasi contraffazione. È una sfida impegnativa per la nostra categoria – aggiunge l’imprenditore – perché in determinati periodi dell’anno potrebbe effettivamente rivelarsi più conveniente acquistare latte da altre parti d’Italia, ma è fondamentale per fare chiarezza sul mercato».
Il Sole 24 Ore – 12 agosto 2014