Sul fronte degli allarmi alimentari nei giorni scorsi in Lombardia si è riaffacciata una questione non proprio nuova : il latte contaminato con aflatossine. La scorsa settimana infatti la procura di Brescia ha disposto il sequestro di una partita di latte risultata ai controlli dei Nas contaminata con le microtossine altamente cancerogene e che dal mais e dai mangimi utilizzati nell’alimentazione animale talvolta finiscono nel latte e nei prodotti caseari.
Il latte sequestrato rientrava in una partita impiegata nella filiera del Grana padano. Ma il Consorzio ha immediatamente chiarito: «Non ci risulta – ha spiegato il direttore Stefano Berni – che Grana Padano prodotto con latte contaminato sia arrivato sulle tavole dei consumatori perché è stato bloccato in magazzino». In realtà – spiegano ancora dal Consorzio – il formaggio prodotto anche utilizzando latte con valori di aflatossine superiori al limite, è ancora nella fase di stagionatura e diventerà Grana Padano solo se supererà tutte le rigide verifiche previste dall’organismo di controllo CSQA e dal Consorzio .
La partita delle aflatossine resta critica anche laddove si è cercato di circoscrivere il problema. «È chiaro che il rischio aumenta – spiega il direttore del Consorzio del Parmigiano reggiano, Riccardo Deserti – quanto maggiore è il ricorso nei mangimi all’insilato o alla granella di mais. Tuttavia anche per noi che abbiamo introdotto l’obbligo di ricorrere per almeno il 50% del menù delle stalle a fieno ed erba il problema non è del tutto cancellato». Nel caso del Parmigiano infatti il ricorso al mais non va oltre il 30-35% della dieta animale contro il 60-70% che si raggiunge in pianura padana, ma il problema non è superato. «L’unica strada utile – conclude Deserti – resta quella della ricerca e delle buone pratiche».
Intanto nei giorni scorsi la regione Lombardia e l’assessore all’Agricoltura, Gianni Fava, hanno annunciato un piano straordinario di controlli.
Giorgio dell’Orefice Il Sole 24 Ore – 23 marzo 2016