Per chi ha sempre visto le polizze d’assicurazione come la forma di investimento migliore dei propri risparmi, il 2014 che è alle porte si annuncia come un anno di svolta. Entreranno infatti in vigore le novità penalizzanti per le detrazioni fiscali introdotte sulle polizze Vita e infortuni per sostituire parte del gettito dell’Imu, l’imposta sulla prima casa che in questi mesi ha generato tante tensioni nel governo delle larghe intese.
Tensioni che probabilmente non mancheranno nemmeno nel portafogli di chi nel periodo di imposta 2013 vedrà dimezzarsi la soglia di detraibilità dei premi assicurativi appunto sulla vita e sugli infortuni: il massimale era finora di 1.291 euro, scende quest’anno a 630 euro (con una decisione sostanzialmente retroattiva) per assottigliarsi a partire dal primo gennaio prossimo a 530 euro. Lo sconto fiscale resterà invece di 1.291 euro per chi ha assicurato il rischio di non auto-sufficienza. Mentre anche il contributo al Servizio sanitario nazionale, giusto per aggiungere altri dettagli ai conti da far quadrare dal prossimo anno, non sarà più deducibile dalla Rc auto, sempre causa Imu. E così le esigenze di cassa dello Stato vanno a penalizzare le scelte di risparmio di lungo termine. Mauro Novelli, segretario nazionale dell’Adusbef, l’associazione di consumatori, potrebbe metterci la mano sul fuoco che l’atteggiamento dei risparmiatori verso le polizze Vita dopo la mannaia ratificata dal Parlamento “cambierà”. “Venticinque anni fa si poteva dedurre la totalità del premio, era considerato l’affare di fino secolo – osserva Novelli -. Era un servizio considerato alternativo ma concomitante con il servizio pubblico: poi questo affare si è sgonfiato fino alle riduzioni di oggi”. Insomma, per il segretario dell’Adusbef che si dice da sempre “scettico” su questa modalità di impiego dei risparmi, “siamo arrivati al punto che non c’è neanche un vantaggio fiscale, rimane solo l’impignorabilità”. Ma se gli italiani dovessero cambiare idea sulle polizze, a che cosa potrebbero votare i propri soldi? “Meglio considerare un piano di accumulo di fondi di investimento oppure investire in BTp”, suggerirebbe Novelli, ma a patto che chi lo fa “sia sempre attento a che cosa succede” sul mercato. Forse non tutti sarebbero in grado di seguire questo consiglio. Anche perché le polizze Vita sottoscritte non sono immediatamente liquidabili se non pena pesanti penalizzazioni. E, a differenza di questo scenario di grande trasformazione delle abitudini degli italiani nel gestire il risparmio, c’è chi come Giuseppe Romano, direttore del centro studi di Consultique, non vede invece grandi scossoni in arrivo nel mercato delle polizze, a meno che “le compagnie non smettano di spingerle”. “Penso che in generale cambierà poco – ragiona Romano – perché si tratta di un impegno per il futuro: se queste polizze servono, sono considerate strumenti indispensabili sia che le detrazioni siano a 630 sia che siano a 1.200 euro. Non è questo che sposta la scelta”. Insomma, il vantaggio fiscale scenderà e, aggiunge, sarà difficile che torni ai livelli attuali. Certo, questo denota secondo Romano anche una “miopia” di chi decide, perché è vero che oggi bisogna “tagliare dove si può” ma le polizze sulla vita e gli infortuni “risolvono problemi che altrimenti si dovrebbe accollare lo Stato”. Cosa cambia, quindi? “C’è una cosa che secondo me va evidenziata – risponde l’analista – ed è che il costo di questa operazione la pagano i risparmiatori e non le compagnie: quindi, se si vorrà riequilibrare la situazione, le compagnie dovranno diminuire i costi di intermediazione, che sono ancora a due cifre”.
Il Sole 24 Ore – 7 dicembre 2013