Pietro Grasso e Laura Boldrini eletti presidenti Senato e Camera
Dopo l’elezione alla Camera di Laura Boldrini (Sel), a palazzo Madama è andato in scena il voto di ballottaggio che ha visto prevalere l’ex procuratore Antimafia (Pd) candidato dal centrosinistra con più voti della sua coalizione: per lui 138 voti
Alla quarta votazione, dopo un serrato ballottaggio con Nicola Schifani, candidato espresso dal Pdl, l’ex procuratore Antimafia Pietro Grasso è stato eletto questo pomeriggio presidente del Senato, cui era candidato per conto del centrosinistra. Per lui, 138 voti, una dozzina di voti in più del necessario, “esterni” alla coalizione Pd-Sel. Sul candidato del centrosinistra sono quindi confluiti anche voti che con tutta probabilità sono arrivati da M5S o da Scelta civica, visto che Renato Schifani ha raccolto i 117 voti che gli erano attribuiti in partenza. Nel momento in cui Grasso supera la “quota” di voti necessaria per la conquista della maggioranza relativa prevista dal regolamento nell’emiciclo di alza un caloroso applauso. Le schede bianche sono state 52 e quelle nulle sette. I presenti, e votanti, erano 313.
Nella mattinata con 327 voti, la Camera ha eletto Laura Boldrini, esponente di “Sinistra ecologia e libertà”, allo scranno più alto di Montecitorio. Il suo nome come candidata del centrosinistra alla presidenza della Camera era stato annunciato questa mattina ai parlamentari democratici dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Dopo le tre votazioni andate a vuoto ieri, per la prima votazione di oggi, terminata con l’elezione di Boldrini, era richiesto un quorum più basso: sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, contando anche le schede bianche. Al Senato, giunti alla quarta votazione per la presidenza del Senato, è invece ballottaggio tra Pietro Grasso e Renato Schifani. Alle 16.30 fissata la chiama per la quarta e ultima votazione.
Lungo applauso dell’Aula a “quota 315”. In tailleur nero e top grigio e a tracolla una borsa dello stesso colore, la neo presidente ha assistito al voto seduta tra i deputati di Sel, sempre al fianco di Nichi Vendola. Un lungo applauso scuote l’aula (ma non dagli scranni occupati dai deputati Pdl) quando i voti per Boldrini superano il tetto di 315, quelli necessari per l’elezione. Antonio Leone, presidente dell’Assemblea, completa lo spoglio mentre i deputati applaudono il nuovo presidente. Al termine, Boldrini ottiene 327 voti sui 345 disponibili dalla maggioranza che l’aveva candidata. A Roberto Fico, candidato di M5S, sono andati 108 voti. I voti dispersi sono stati 18. Le schede nulle 10, quelle bianche 155.
Grasso, il magistrato siciliano amico di Falcone e Borsellino
Siciliano di Licata, 67 anni, Piero Grasso è una delle figure più importanti della lotta alla mafia in Italia. Eletto senatore del Pd alle ultime elezioni, è stato procuratore capo di Palermo e dal 2005 procuratore generale antimafia. Amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, inizia come giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa nostra del 1986-87, con 475 imputati: è tra gli estensori della sentenza (oltre 8mila pagine) che infligge 19 ergastoli e oltre 2600 anni di reclusione. Nel 1991 assieme a Giovanni Falcone approda alla direzione Affari penali del ministero della Giustizia, all’epoca retto da Claudio Martelli, poi diventa procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia (guidata da Pier Luigi Vigna).
L’11 ottobre 2005 viene nominato dal Csm (con 18 voti a favore e cinque astensioni) procuratore nazionale antimafia al posto di Vigna, che lascia per limiti d’età. La nomina di Grasso è al centro di grandi polemiche: in pole c’è infatti Gian Carlo Caselli, ma il Governo Berlusconi presenta un emendamento che vieta la nomina del magistrato piemontese per superamento del limite di età. Alla scadenza naturale del primo mandato alla dierzione nazionale antimafia Grasso viene riconfermato dal Csm per un secondo mandato, stavoltaall’unanimità. L’11 aprile 2006 contribuisce con il suo lavoro, dopo anni d’indagine, alla cattura di Bernardo Provenzano, latitante dal 1963.
Dall’impegno per i rifugiati, iniziato tanti anni in prima fila in Venezuela accanto ai campesinos lavorando in una azienda di produzione del riso, alla Camera dei deputati. Il percorso di Laura Boldrini, eletta nelle liste di Sel nella circoscrizione Sicilia 2, è fatto di viaggi e dedizione per i profughi che l’ha portata a diventare portavoce dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, organismo dell’Onu che conta 50 milioni di assistiti.
Nominata nel 2009 ‘Italiano dell’anno’ da Famiglia Cristiana “per il costante impegno, svolto con umanità ed equilibrio, a favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo”, la Boldrini – a chi le chiedeva tempo fa di raccontare la sua storia – rispondeva che per prima cosa occorre conoscere le lingue, e per seconda cosa conoscere i meccanismi dell’informazione da dentro. Con una motivazione forte: “credere che si può dare un contributo anche se non si può rivoluzionare il mondo”, secondo il suo slogan.
L’impegno della Boldrini, approdata a Montecitorio tra le file di quella squadra di sette persone che rappresentano il ‘no profit’, inizia subito dopo la maturità quando va a lavorare in una risaia del Venezuela, prima di intraprendere un lungo viaggio in tutto il centroamerica. E, dopo la laurea a Roma in legge ed una breve esperienza in Rai, nel 1989 comincia la sua carriera all’Onu, lavorando per quattro anni alla Fao. Dal 1993 al 1998 si occupa del Programma alimentare mondiale (Pam) come portavoce per l’Italia, compiendo molte missioni in aree di crisi, tra cui Jugoslavia, Georgia, Iraq e Afghanistan.
L’approdo all’Alto commissariato per i rifugiati è nel 1998 e dura fino al 2012. Anni in cui riceve anche tanti riconoscimenti: dalla Medaglia ufficiale della commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna (1999), al titolo di Cavaliere ordine al merito della Repubblica italiana (2004), al Premio Consorte del Presidente delle Repubblica (2006).
Il Sole 24 Ore – 16 marzo 2013