Roma versus Veneto. Il governo centrale assegna fondi ai Comuni finanziariamente più disastrati d’Italia per «investimenti in opere pubbliche per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio» e lascia a becco asciutto le virtuose amministrazioni del nord, Veneto incluso. Nel giorno in cui la Regione si vede rispondere picche dalla Consulta in merito alla possibilità di modulare le imposte locali, arriva un altro schiaffo alla «fame di autonomia» del Veneto. E chi segue da vicino la vicenda come la presidente dell’Anci Maria Rosa Pavanello si stupisce ben poco: «La norma era chiaramente sbilanciata in favore delle amministrazioni in difficoltà ma che fra i Comuni destinatari non ce ne sia neppure uno del nord è eccessivo». Andiamo con ordine, nell’ultima legge statale di Bilancio c’è un capitolo che stanzia 150 milioni di euro per quest’anno, 300 per il 2019 e 400 per il 2020. Su 5.904 richieste pervenute al Mef, il Ministero dell’economia e delle finanze, per un totale di 4 miliardi, solo le prime 146 saranno «premiate». Un esempio su tutti, il piccolo comune di Monteforte Irpino, Avellino, neppure 12mila abitanti e 12 milioni di «disavanzo tecnico» ha chiesto e ottenuto finanziamenti per oltre 5 milioni di euro. La norma, infatti, prevede, che siano beneficiati i Comuni che vantano il rapporto più negativo tra quello che è spesso un disavanzo e le entrate. A innescare una polemica incandescente è il deputato bellunese di FI Dario Bond che un esempio di amministrazione virtuosa ce l’ha vicino: il piccolo Comune di San Pietro di Cadore, poco più di un migliaio di residenti e un rapporto fra avanzo ed entrate quasi perfetto, pari allo 0,14%.
«Come possiamo pensare che i nostri amministratori, – tuona Bond – accettino di essere scavalcati da Comuni che invece se ne fregano di far quadrare i conti?». Le reazioni di sdegno si sprecano. Il governatore Luca Zaia non pesa le parole: «Quanto accade è scandaloso, diseducativo, disarmante. Va bene Caino e Abele, passi il ritorno del figliol prodigo, ma non si può continuare a premiare sempre e comunque il cattivo. Mi chiedo come faranno gli amministratori onesti, corretti e virtuosi a continuare a chiedere sacrifici ai loro cittadini. Chiedo a Camera e Senato che, in assenza di un Governo, intervengano senza perdere tempo per introdurre rimedi a questo scempio del buon senso». Già,i cittadini cornuti e mazziati, verrebbe da dire. «Parallelamente a questo stanziamento – conferma Pavanello – proprio il Veneto ha guidato la battaglia nazionale per ottenere almeno la possibilità per gli amministratori di spendere i soldi accantonati ma ancora non ci siamo. Per accedere ai propri soldi messi da parte serve un progetto esecutivo. Peccato che altre norme impediscano di affidare un progetto esecutivo senza l’effettiva disponibilità dei fondi per la realizzazione. Surreale. Così non resta che aumentare le tasse, quasi tutti abbiamo dovuto portare al limite l’Irpef per non parlare delle tasse sulle seconde case. Ma tocca fare così. Nel Comune di cui sono sindaco (Mirano, nel Veneziano) ho dovuto comprarmi da sola le piante per l’androne del municipio». Il sindaco di Nervesa della Battaglia, Fabio Vettori, ha vinto virtualmente un contributo da 450mila euro, sarebbero serviti per sistemare una scuola elementare. Virtualmente perché i soldi stanziati non bastano, vincono i Comuni che versano in situazioni peggiori. «Pazienza – commenta Vettori – i soldi li troveremo comunque ma sulla modalità di assegnazione dei fondi di questo bandi non mi faccia commentare, è meglio». Da Roma il nutrito drappello di parlamentari veneti del Carroccio chiede formalmente al Mef di cambiare la norma. E a palazzo Ferro Fini parla per tutti il consigliere della Lista Zaia Alessandro Montagnoli: «Vergognoso».
IL Corriere del Veneto – 20 aprile 2019