Un ballo sul Titanic. Così viene descritto l’approccio o, meglio, il non-approccio delle autorità britanniche a quella che probabilmente è la questione più importante relativa all’uscita dall’Unione europea, e cioè le conseguenze sul sistema-cibo, da tre tra i massimi esperti del settore. Si tratta di Erik Millstone, dell’Università del Sussex, Tim Lang di quella di Londra e Terry Marsden di quella di cardiff, autori di un dettagliatissimo rapporto di 86 pagine intitolato: Food Brexit, il tempo della realtà. Nel testo si analizzano i possibili aspetti critici e si indicano le direzioni verso cui procedere con maggiore urgenza, tra le numerose che sarà necessario affrontare. E questo perché, com’è noto, il corpus di normative e leggi più importanti emanate dall’UE riguarda proprio la catena alimentare e la Gran Bretagna, come gli altri stati membri, da decenni ha integrato il sistema continentale con il proprio.
Ora però cadranno tutti i vincoli e le tutele, e il paese dovrà adattare i propri regolamenti a una realtà completamente diversa. Infatti dovrà rimodellare tutta la filiera tenendo conto delle esigenze ambientali, lavorative, di salute, economiche. Inoltre potrà contare solo su stesso, nonostante appartenga a un continente in qualche modo federale e realizzando tutto ciò in un’organizzazione generale che, secondo i tre esperti, versa in pessime condizioni, dopo anni di declino, non sarà semplice. Tutto ciò richiederà una grande organizzazione e pianificazione delle quali, a oggi, al contrario, non c’è traccia, a parte qualche vago riferimento in alcuni discorsi di personaggi politici a nuovi piani per l’agricoltura e la pesca made in UK…..
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1 agosto 2017