L’ex comandante della Forestale del Nipaf provinciale e dell’Altopiano interrogato per ore in procura a Bassano. Il vicequestore è sotto inchiesta con ex soci ed ex dipendenti. Fascicolo trasferito al procuratore
«Noooo». È l´esclamazione del comandante della Forestale di Asiago Isidoro Furlan, quando alle 14.12 del 25 marzo 2011 è informato da Stefano Moia che il giorno prima i carabinieri hanno sequestrato nello stabilimento della Casearia dell´Altopiano di Dueville il marchio fasullo per alterare le forme di grana. Furlan non sapeva delle intercettazioni e neppure sapeva, in teoria, che Moia, ex dipendente della Casearia, il 30 gennaio avesse fatto una richiesta estorsiva di 100 mila euro a Giuliano Pesavento, presidente della Casearia. Sarebbe stato Moia a mettere il marchio falso nello stabilimento, grazie alla complicità di Giuseppina Chimetto, all´epoca dipendente della Casearia. Ecco perché i carabinieri stanno intercettando tutti e la comunicazione tra Furlan e Moia chiarisce il presunto ruolo del pubblico ufficiale, coinvolto nell´inchiesta contro gli ex soci della Casearia che avrebbero voluto farla saltare con la presunta complicità (consapevole?) di Furlan. La cui posizione si aggrava sempre di più. Il fascicolo è all´attenzione del procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri. Sotto inchiesta per il concorso nella tentata estorsione, ricettazione e turbativa del mercato ci sono l´ex dipendente Moia; l´amica ed ex collega Chimetto, gli ex soci della Casearia Paolo Zentilini e Giovanni Turrina, e Furlan. Quando Moia informa Furlan del bltiz dei carabinieri che ha mandato all´aria i piani, il forestale dice: «Nooo, non esiste (“in tono piagnucoloso”, annotano i carabinieri, ndr), ma questa è una cosa impressionante, non esiste, nooo». Moia gli dice che se i carabinieri del capitano Piscitello hanno sequestrato “il ferro” vuol dire che è intercettato. Furlan capisce di essere in trappola. Da settimane parlava con gli indagati che volevano assestare un duro colpo commerciale a un gruppo da 50 milioni di fatturato.
Il vicequestore aggiunto Isidoro Furlan è interrogato alla presenza del proprio avvocato più volte dal procuratore di Bassano Carmelo Ruberto. L´ex capo dell´investigativa della forestale di Vicenza e comandante dell´altopiano è torchiato per ore dal magistrato che vuole capire il suo vero ruolo in una storiaccia con al centro la Casearia dell´Altopiano di Asiago. Due ex soci della ditta che fattura 23 milioni di euro, Paolo Zentilini e Giovanni Turrina, e gli ex dipendenti Stefano Moia e Giuseppina Chimetto, sono sospettati di avere tramato per mandarla in malora e poi rilevarla a condizioni di favore. Arrecando un gravissimo danno economico alla società che confeziona e vende formaggi nello stabilimento di Povolaro di Dueville, di proprietà di Giuliano Pesavento di Asiago, i fratelli Tiziano e Giuseppe Matteazzi, e Sergio Bassan di Costabissara.
Ma il ruolo del forestale Furlan, tutto da dimostrare, quale sarebbe stato nell´ipotesi dell´accusa? Mettere a disposizione la polizia giudiziaria nel tardo inverno 2011, prima della visita degli ispettori della Mc Donald´s per certificare la qualità del ciclo di produzione dei formaggi della Casearia, facendo una perquisizione a Povolaro che avrebbe fatto trovare un marchio fasullo del grana padano. Marchio che sarebbe stato nascosto da Moia e che venne in effetti sequestrato dai carabinieri del capitano Sabatino Piscitello, che intercettando gli indagati scoprirono la sconcertanete vicenda e smascherarono quello che per il pm Ruberto è stato un tentativo di turbare il mercato. Sì, perché il marchio nel piano degli indagati avrebbe dovuto innescare lo scandalo che avrebbe arrecato un colpo mortale alla rispettabilità che Casearia si è guadagnata sul mercato.
Il vicequestore Furlan, attualmente in servizio a Belluno, respinge con forza le pesanti accuse che per un pubblico ufficiale, qualora fossero certificate da un tribunale, segnerebbero la fine della carriera. Furlan al procuratore Ruberto ha detto di avere agito in buona fede, dunque di essere stato usato, e in buona sostanza di essere «stato incastrato».
I carabinieri di Thiene si sono fatti un´opinione diversa in base alle intercettazioni telefoniche. A fine aprile 2011 in un rapporto al magistrato hanno spiegato che dagli accertamenti emergeva da un lato che il sequestro di forme di grana padano alla Casearia nell´aprile 2010 è stato «provocato» da Moia, dall´altro che il marchio fasullo da loro rinvenuto a Povolaro sarebbe stato sistemato in fabbrica proprio dallo stesso ex dipendente, uscito dalla Casearia a novembre 2010.
Moia il 27 gennaio 2011 inviò un primo messaggino a Pesavento nel quale gli scriveva che aveva novità rilevanti. Quali? Gli spiegò che sapeva che gli ispettori della Mc Donald´s avrebbero dovuto di lì a breve recarsi in ditta per la certificazione e che prima ci sarebbe stata niente meno che un´ispezione della Forestale. Va ricordato che per le forme di grana sequestrate dai Nas in odore di marchiatura fasulla, Pesavento, Tiziano Matteazzi e il manager Roberto Sanguin rischiano il processo. Anche se dopo che è stata aperta l´inchiesta sul gruppo rivale la loro posizione si è alleggerita di molto, proprio alla luce della macchinazione subita.
Del resto, in seguito alla telefonata di Moia a Pesavento, con cui gli chiedeva 100 mila euro, il secondo denunciò i fatti ai carabinieri che iniziarono le intercettazioni. Esse con sorpresa hanno coinvolto Furlan, indagato per la presunta infedeltà istituzionale, e il fascicolo di recente è stato trasferito dal procuratore Ruberto al collega Cappelleri di Vicenza perché il reato più grave a carico di cinque indagati è avvenuto a Dueville
Il Giornale di Vicenza – 16 febbraio 2013