Il ponte non c’è, la spa, società per azioni, che doveva seguire la più grande delle grandi opere è finita pure in liquidazione. Ma lo Stretto di Messina non cambia mai. Il più bel chilometro d’Italia secondo Gabriele D’Annunzio, che lo ammirava dal lungomare di Reggio Calabria. E l’appiglio migliore per strappare uno di quei piccoli finanziamenti che hanno sempre il loro perché.
Sentite Vincenzo Garofalo, ingegnere di Messina, deputato alfaniano, intervistato qualche giorno fa dal quotidiano on line Tempostretto: «Più volte ho evidenziato la necessità di una radicale rivisitazione programmatica. L’obiettivo è definire un quadro multimodale in grado di potenziare i sistemi di collegamento marittimi, ferroviari e intermodali». Cos’era mai successo?
La commissione Bilancio della Camera aveva appena approvato un emendamento presentato dallo stesso Garofalo insieme ad altri deputati siciliani. Un proposta che stanzia 200 mila euro per realizzare uno «studio di fattibilità sull’offerta trasportistica nell’area dello Stretto di Messina, in considerazione della sospensione del progetto del ponte sullo Stretto». In attesa dello studio, grazie ad un altro emendamento presentato dallo stesso pacchetto di deputati, arrivano 8 milioni di euro per l’acquisto di nuove unità navali e per assicurare il trasporto veloce, a rischio chiusura. Il nostro Garofalo di milioni ne aveva chiesti 30. Ma non si può avere tutto.
Del resto il suo è solo uno degli esempi possibili fra i micro interventi che in questo finale del 2013 ricordano la legge mancia, il vecchio provvedimento che metteva insieme le richieste dei parlamentari che da due anni non si fa più perché considerata impresentabile. Ed è uno di quelli che reggerà perché non era stato infilato nel decreto salva Roma, lasciato decadere dal governo dopo lo stop del capo dello Stato. Ma direttamente nella legge di Stabilità, l’unica legge che deve essere approvata per forza, pena l’esercizio provvisorio. Una botte di ferro, insomma, che di misure del genere ne contiene circa 200. Non sparate sui peones, però. A fare il gioco non sono soltanto i cani sciolti, come sul fondo per la razionalizzazione della produzione bieticolo saccarifera, riportato alla dote originaria di 5 milioni di euro grazie all’emendamento della pd Laura Venittelli.
Tra le piccole mance c’è anche un milione e mezzo per l’assunzione di operai a tempo determinato nel Corpo forestale dello Stato. Una proposta che non è arrivata dall’onorevole di turno ma dalla commissione Agricoltura nella sua interezza. Oppure la stabilizzazione di 12 dipendenti dell’Autorità garante per la privacy, con il solito meccanismo del concorso riservato a chi abbia già fatto almeno tre anni di contratto. Proposta del governo. O ancora l’estensione alle ambasciate e ai consolati di alcune «deroghe ai limiti di spesa in ordine agli acquisti di mobilio e di autovetture» che comporta un «aggravio di spesa di 986.000 euro», e compariva fin nel testo iniziale. È vero che c’è l’assalto alla diligenza. Ma in molti casi anche le guardie sono d’accordo.
Lorenzo Salvia – Corriere della sera – 28 dicembre 2013