Premessa doverosa quando si parla di liste in Forza Italia: il destino dei candidati è in grembo a Silvio. A lui, e solo a lui, è dato il potere di decidere chi corre e chi no e, tra i prescelti, a che punto della lista e perché. Per questo ieri era tutto un andare e venire da piazza San Lorenzo in Lucina a Palazzo Grazioli, un rincorrersi di telefonate per riuscire a parlare col «Presidente» (o almeno con qualcuno del suo cerchio magico), un darsi da fare per arrivare all’agognato modulo con l’accettazione della candidatura.
E tutto è comunque suscettibile di rimescolamenti, correzioni e cancellature, fino alla scadenza fissata per oggi, alle 20 (Berlusconi ha già fissato la presentazione ufficiale della squadra per domani alle 16).
Fatta la dovuta premessa, la principale novità emersa nella giornata di ieri è la possibile esclusione del vicentino Sergio Berlato, già tre legislature al parlamento europeo, campione di preferenze (l’ultima volta fu eletto con 58.137 voti) ma soprattutto leader indiscusso dei cacciatori del Veneto oltre che, come ama ripetere, «di tutti gli amanti del mondo rurale snobbati dai baroni della politica». La sua esclusione veniva data per certa nel pomeriggio con due motivazioni: l’assoluta contrarietà di una larga parte dei colonnelli veneti (in particolare quelli di rito Galan-Sartori), che l’hanno sempre amato poco per la sua provenienza da An ed ancor meno per gli esposti fratricidi presentati alla magistratura di Vicenza, e l’antipatia dell’ex ministro Michela Brambilla, che com’è noto incarna l’anima animalista di Forza Italia e proprio non ne vuol sapere di vedere in lista un cacciatore. Berlusconi, ultimamente sensibile alle esigenze degli amici a quattro zampe (si pensi solo al Dudu Act, «adotta anche tu un animale abbandonato»), avrebbe acconsentito a depennare il vicentino facendo eccezione alla regola che vuole ricandidati tutti gli uscenti, ma a tarda sera i giochi si sono riaperti: «Berlato si sta giocando tutte le sue carte – sussurravano dal quartier generale – venderà cara la pelle». Nel caso gli andasse male dicono abbia già in tasca un posto in lista con Fratelli d’Italia.
A proposito di uscenti: come da regola di cui sopra tornano in pista Lia Sartori ed Elisabetta Gardini e quest’ultima sarà la capolista a Nordest. Confermate anche le anticipazioni sull’assessore regionale al Sociale Remo Sernagiotto (al fianco dell’amico emiliano Gianpiero Samorì) e del sindaco di Albignasego Massimiliano Barison, in quota «amministratori»; Mattia Malgara (figlio di Giulio, ex patron della Chiari & Forti) sarà in quota «imprenditori». New entry dell’ultimissima ora, Simone Furlan, l’albergatore padovano che ha fondato l’Esercito di Silvio.
Quanto alla Lega Nord, il monito della vigilia di Flavio Tosi («Il Veneto è sottorappresentato, e farò presente al segretario federale che non condivido questa penalizzazione del nostro territorio») non è servito: i candidati della regione restano cinque, quattro in meno di quelli richiesti dal segretario nathional. Così, oltre alla candidatura di Tosi (che se eletto rinuncerà però al seggio e resterà il sindaco di Verona), secondo alle spalle di Salvini, ci saranno gli uscenti Lorenzo Fontana, Mara Bizzotto e Giancarlo Scottà, con l’unica aggiunta di Elisa Vigolo, giovane assessore al Bilancio della Provincia di Venezia. Almeno due nomi sono saltati rispetto alla prima bozza vista venerdì scorso al consiglio federale: quello del consigliere regionale Arianna Lazzarini, che deve far posto all’economista no-euro nativa di Ancona e residente a Palermo Francesca Donato, e soprattutto quello dell’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte. Proprio la bocciatura di quest’ultimo, un suo fedelissimo, avrebbe irritato non poco Tosi. L’unica soluzione per farlo rientrare, garantendo rappresentanza alle altre regioni e mantenendo la regola di genere (40% di candidati donne), sarebbe stata la rinuncia di Salvini a favore di Tosi capolista. Ma il segretario federale ha detto no. Ed è saltata, per il rifiuto del diretto interessato, anche la candidatura il bresciano Angelo Zanardini, in carcere per l’inchiesta sui secessionisti. In ogni caso, se (come pare dagli ultimi sondaggi), la Lega supererà lo sbarramento del 4 per cento, non eleggerà più di due eurodeputati, più probabilmente uno.
Marco Bonet e Alessio Corazza – Corriere Veneto – 16 aprile 2014