Nove veterinari della Asl stati arrestati nel corso di una operazione del Nas di Latina denominata «Super Bufala». Ai nove sono stati concessi i domiciliari. Ecco le accuse
Secondo l’indagine svolta dagli uomini del capitano Massimo Minicelli, i veterinari attestavano falsamente l’effettuazione della profilassi anti-tubercolosi presso gli allevamenti di bovini e bufali nei Comuni di Amaseno, Castro dei Volsci, Giuliano di Roma, Pastena, Ceccano, Vallecorsa, Patrica e Villa Santo Stefano.Profilassi, quindi, effettuata solo sulla carta ma che in realtà non veniva eseguita o veniva fatta senza il rispetto del protocollo ministeriale. L’indagine ha avuto inizio l’anno scorso (ma poi gli accertamenti hanno riguardato il periodo 2008-2012) quando un allevatore di Amaseno si è visto abbattere ben 106 capi di bestiame perché malati di tubercolosi. Dalla segnalazione dell’allevatore, i militari del Nas hanno esteso gli accertamenti ad altri allevamenti, individuando i 9 veterinari che avevano più volte disatteso la profilassi contro la malattia, non effettuandola, o svolgendola con modalità operative non idonee e differenti dalle procedure previste dal Ministero della Salute, redigendo documentazione falsa che attestava la regolarità dell’attività svolta. In diversi casi è stata accertata anche l’esecuzione delle attività in giorni in cui i sanitari erano addirittura assenti dal servizio (è il caso del veterinario Mario Fiorini che ha attestato di aver effettuato la profilassi per la tubercolosi il giorno di Capodanno del 2009, giorno in cui era assente dal servizio). Va aggiunto anche che i veterinari hanno comunque percepito, per questo servizio, gli emolumenti previsti per il servizio, truffando in tal modo il Servizio sanitario nazionale per circa 200mila euro e causando un concreto pericolo per la salute pubblica, poiché il latte delle bufale non sottoposte a profilassi era destinato all’uomo. Va detto, comunque, che, pur essendoci un pericolo per il consumatore, i riscontri finora eseguiti hanno dato esito negativo.
«Va precisato – spiega il capitano del Nas, Massimo Minicelli – che il latte pastorizzato così come la carne, non danno problemi perchè sottoposti a trattamento e a cottura. Rischi, invece, si possono correre con il latte e la mozzarella fresca. Va detto anche che i nostri controlli si sono limitati a 10 allevamenti dichiarati ”indenni” dai veterinari; ebbene, di questi dieci, 8 sono risultati positivi al test. In particolare un capo è stato abbattuto».
Il test consiste nella inoculazione della tubercolina nell’animale: se, dopo 72 ore dalla inoculazione, lo spessore della cute cresce dai 2 ai 4 millimetri il caso è dubbio; se invece cresce sopra i 4 millimetri il capo risulta positivo.
I veterinari arrestati sono:
Mario Fiorini, 60 anni, residente a Veroli in via Giuseppe Garibaldi; Pier Luigi Catena, 48 anni residente a Tarquinia ma domiciliato a Lenola; Luciano Penna, 57 anni, residente a Castro dei Volsci; Mauro Panfili, 58 anni, residente a Ceccano, in via Badia; Luigi Florenzani, 59 anni, residente a Torrice in via San Martino; Corrado Falcidia, 46 anni, residente a Frosinone in via America Latina; Sandro Costantino, 44 anni, residente a Sant’Apollinare in via Colle della Corte; Vincenzo Fedeli, 56 anni, residente a Torrice in via Cervona; Antonio Dastoli, 53 anni, residente a Roma in via Dessì.
Ebbene, le accuse sono: per Mario Fiorini di falsità ideologica nonchè di truffa (per un importo di 22.586 euro); per Pierluigi Catena di falsità ideologica e truffa (per un importo di 728 euro); per Luciano Penna di falsità ideologica e truffa (25.427 euro); per Mauro Panfili di falsità ideologica e truffa (per 22.676 euro); per Luigi Florenzani di falsità ideologica e truffa (26.890 euro); per Corrado Falcidia di falsità ideologica e truffa (15.006 euro); per Sandro Costantino falsità ideologica e truffa (31.191 euro); per Vincenzo Fedeli truffa (per 32.506 euro); per Antonio Dastoli falsità ideologica e truffa (6000 euro). I nove veterinari arrestati saranno interrogati nelle prossime ore alla presenza degli avvocati Calogero Nobile, Nicola Ottaviani ed Enrico Pavia. Da parte loro la difesa sostiene che i veterinari solo «vedendo i capi di bestiame» erano in grado di capire se fossero, o meno malati.
Il Messaggero – 6 dicembre 2012