Se l’obiettivo doveva essere quello di distendere i rapporti, l’incontro di ieri fra sindacati e governo è stato decisamente un fallimento. Al dicastero del Lavoro i ministri Padoan, Poletti, Madia e Delrio da una parte e i leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil dall’altra dovevano parlare della Legge di stabilità. Il vertice è durato più o meno un’ora e mezza, si è chiuso con un nulla di fatto, e proprio questo risultato ha innescato la polemica.
Lanciata dalla Camusso, leader della Cgil che ha definito l’incontro «surreale» e colta al volo da Renzi, che al tavolo non c’era, ma che ha subito precisato come «il governo non scrive leggi trattando con il sindacato». Se «i sindacalisti vogliono trattare si facciano eleggere » ha detto.
Il vertice, più che confronti, ha prodotto monologhi. «I ministri non erano in grado di rispondere alle nostre osservazioni, non avevano il mandato — ha detto Carmelo Barbagallo (che fra qualche settimana sostituirà Angeletti ai vertici della Uil e che poi ha tenuto a precisare che «questi incontri, comunque, non sono mai inutili»).
«Il governo ha detto meno di quello che sapevamo dalla lettura dei giornali» ha commentato Anna Maria Furlan leader della Cisl. Ma le parole più dure sono arrivate da Susanna Camusso: «È surreale che in un incontro di così alto livello nessuno sia stato in grado di rispondere alle nostre obiezioni, il fatto è che il governo non vuole neanche provare a misurarsi» ha detto. Nei fatti l’incontro si è concluso con l’invito fatto dal ministro Poletti alle sigle, a presentare documenti e testi sulle istanze introdotte. «Valuteremo le vostre indicazioni» ha detto, ma senza fissare né date, né temi di discussione.
Sabato scorso dal palco di Piazza San Giovanni, la Cgil aveva parlato di sciopero generale, ipotesi che ora si fa sempre più vicina: «Abbiamo detto che in assenza di risposte andremo avanti, mi pare che siamo in assenza di risposte» ha detto la Camusso.
Cisl e Uil fino ad ora hanno fatto intendere di non essere della partita, ma in settimana le tre sigle s’incontreranno (e il 5 e l’8 novembre manifesteranno insieme per pensionati e pubblico impiego). E pensare che all’inizio dell’incontro Padoan aveva parlato di «occupazione e crescita» come parole chiave della Legge di stabilità (crescita che più tardi Renzi ha precisato sarà, l’anno prossimo, dello 0,6 per cento) poi le buone intenzioni hanno lasciato il passo all’ennesimo scontro.
Repubblica – 28 ottobre 2014