di Paolo Virtuani. Una quantità imprecisata di pesci morti e una settantina di uccelli coperti di petrolio. Di questi almeno venti sono morti. Forse di più. È il primo bilancio dello sversamento di idrocarburi dall’oleodotto Iplom a Genova fornito dalle associazioni ambientaliste intervenute per salvare gli animali del Polcevera. Finora sono stati recuperati 550 metri cubi tra greggio, acqua e sostanza schiumogena utilizzata per contenere l’inquinamento.
«Abbiamo trattato una quarantina di uccelli», dice Massimo Vitturi, responsabile nazionale area animali selvatici della Lega anti vivisezione. «Alcuni avevano solo le zampe sporche, su altri abbiamo dovuto fare tre lavaggi con olio di mais, altri tre con detersivo per mani diluito in acqua tiepida e farli riposare in una stanza riscaldata a 40 gradi per evitare problemi di salute. Per una dozzina non c’è stato niente da fare: sono stati portati già morti dai cittadini che li avevano raccolti o non sono sopravvissuti alla pulitura». La Lipu di Genova lunedì ha soccorso 27 germani reali coperti di greggio. «Tredici stanno bene — dice la responsabile Daniela Filippi — gli altri sono gravi: hanno respirato le esalazioni del petrolio». Per un fiume la cui salute già non era esaltante come il Polcevera, lo sversamento è un danno serio. «Non è paragonabile al disastro della Haven, la petroliera naufragata nel 1991 davanti ad Arenzano, ma per il fiume è un duro colpo. Speriamo che in mare non arrivi molto greggio», spiega Giorgio Bavestrello, docente di zoologia marina dell’Università di Genova. «Gli effetti sulla flora del fiume saranno importanti. Ci vorrà più di un anno per tornare alle condizioni iniziali», prevede Mauro Mariotti, professore di botanica ambientale dell’ateneo genovese. «È un danno che si aggiunge a una situazione già molto deteriorata».
Il Corriere della Sera – 20 aprile 2016