Il ministro dell’Istruzione critica le idee della collega sul prepensionamento dei dirigenti della Pa. “Un governo che crede nella flessibilità, e non nella sua patologia, deve trovare gli strumenti e lo sta facendo”. Entro l’estate un piano decennale per la ricerca
MILANO – “Non amo il collegamento tra chi va a casa e chi entra. Un sistema sano non manda a casa gli anziani per far entrare i giovani. E’ necessaria un’alternanza costante”. Così Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, arrivando al convegno di Confindustria a Bari risponde a chi le chiedeva un commento sulle dichiarazioni odierne di Marianna Madia. Il ministro della Pubblica amministrazione ha ribadito in un’intervista al Corriere della Sera la sua idea di svecchiare gli organici pubblici, tagliando la spesa – in particolare per i dirigenti – e aprendo a prepensionamenti per i più anziani in cambio di assunzioni di giovani funzionari. “Il precariato è una deformazione patologica del principio della flessibilità – aggiunge però Giannini commentando le proposte della collega di governo – che va restituito alla sua fisiologicità. Un governo che crede nella flessibilità e non nella sua patologicità, deve trovare gli strumenti e lo sta facendo”.
Giannini, parlando sempre a Bari con i giornalisti, si è soffermata poi sul rapporto tra la formazione e l’andamento economico, partendo dai dati della ricerca ‘People First’ di Confindustria, secondo cui investire nella formazione potrebbe permettere all’Italia di registrare nell’arco di dieci anni una crescita fino al 15% di Pil. “La ricerca del patrimonio intangibile, cioè delle competenze da sviluppare nei nostri giovani – ha spiegato la Giannini, prima di intervenire al teatro Petruzzelli al convegno
su ‘Capitale sociale: forza del Paese’ – è un fattore fondamentale ma non solo per l’Italia, anche per una Europa un pò stanca e in declino che deve recuperare soprattutto la centralità dell’educazione”.
Il ministro ha poi anticipato che proporrà “al governo e al premier l’adozione di un piano decennale sulla ricerca, entro l’estate”. L’obiettivo, ha spiegato il ministro, è potenziare la ricerca nel nostro Paese, coinvolgendo più direttamente le imprese. Non sono stati forniti dettagli su numeri e possibili ricadute occupazionali, ma il ministro ha ricordato come proprio la ricerca sia uno dei settori in cui la precarietà è più presente, e quindi una risposta è più urgente.
(29 marzo 2014) – Repubblica