Mancano all’appello 1,6 miliardi di dollari. Immaginare un mondo senza tubercolosi si può, ma per farlo bisogna innanzitutto colmare un gap nei finanziamenti: quest’anno mancano all’appello un miliardo e seicento milioni di dollari.
E’ questo l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) in occasione della giornata mondiale della tubercolosi, che si tiene oggi 24 marzo. Questa malattia e’ tutt’altro che debellata – ricorda l’Oms – anzi continua a colpire confermandosi uno dei ”big killer”, se e’ vero nel 2011 le persone che l’hanno contratta nel mondo sono state 8,7 milioni, con circa un milione e quattrocentomila decessi. Se si considerano poi le forme associate con Hiv (un milione e mezzo di persone colpite, circa 430mila decessi) e quelle multifamaco resistenti, che riguardano 630mila persone, a cui aggiungere la resistenza ancora piu’ estesa (detta Xdr-tb) che colpisce 50mila individui, ecco che la situazione diventa ancora piu’ allarmante.
Su questa patologia il quadro varia estremamente nelle diverse aree del mondo: nei paesi africani, ad esempio, ci sono l’80 per cento dei casi di tubercolosi associata ad Hiv, in Russia e in Kazakhstan ci sono il maggior numero di casi di farmaco resistenza, in India e Cina ci sono circa 60-70mila casi all’anno spesso non diagnosticati.
In Italia – secondo i dati del ministero della Salute- l’incidenza di tubercolosi negli ultimi anni e’ costantemente inferiore a 10 casi ogni 100.000 abitanti, soglia entro la quale un Paese e’ definito dall’Oms come ”a bassa endemia”. La maggior parte degli episodi si concentra in alcuni gruppi definiti a rischio (immigrati, detenuti extracomunitari, detenuti Hiv positivi, tossicodipendenti) e, nella distribuzione per fasce d’eta’, i giovani adulti sembrano essere i piu’ colpiti. Il maggior numero di casi si verifica nel Nord e nel Centro Italia (soprattutto nelle grandi citta’) dove in alcuni casi si supera il livello soglia dei 10 casi per 100.000 abitanti e la resistenza ai farmaci antitubercolari si e’ attestata, nel 2011, al 3,2%. Importante, a livello globale, e’ in ogni caso non abbassare la guardia: come ricorda l’Oms, dal 1995 al 2011 si e’ fatto molto, con 51 milioni di pazienti e curati e 20 milioni di vite salvate, e molto ancora si deve fare. Se il gap di risorse fosse colmato, si stima che nei prossimi tre anni 17 milioni di persone potrebbero essere curate e sei milioni di vite salvate. In occasione della giornata mondiale della tubercolosi, per tenere alta l’attenzione sul problema, Stop Tb Italia inaugurera’ a Bologna una mostra fotografica dal titolo ”Salute, immigrazione e tibercolosi”, visitabile fino al 10 aprile e il 24 marzo tornera’ anche ToBe Continued , una maratona sonora di 24 ore con 48 collegamenti da piu’ di 39 Paesi, che si potra’ ascoltare in streaming collegandosi al sito www.stazioneditopolo.it.
Secondo le due istituzioni internazionali mancano ancora all’appello per il biennio 2014-2016 oltre 3 miliardi di dollari per la lotta alla Tbc. La maggior parte dei quali servirebbe a contrastare uno dei problemi più grandi per i malati: la multiresistenza di alcuni ceppi della malattia ai farmaci oggi in uso.
“Stop TB in my lifetime”, un obiettivo ambizioso, quello riassunto nello slogan della Giornata mondiale della tubercolosi 2013, che come ogni anno viene celebrata il 24 marzo. Lo scopo è come sempre quello di non abbassare l’attenzione nella lotta alla malattia, che rappresenta ancora oggi un grave problema di sanità pubblica a livello mondiale, con oltre 9 milioni di nuovi casi e circa 2 milioni di decessi ogni anno.
La Giornata mondiale si inserisce, anche quest’anno, nell’ambito del Piano d’azione dell’OMS per dimezzare il tasso di prevalenza della tubercolosi e il numero dei decessi ad essa correlati, entro il 2015. Ma il vero problema che l’Organizzazione e il Fondo globale per la tubercolosi, la malaria e l’Hiv (che da solo fornisce il 90% del sostegno internazionale per la lotta alla Tbc), hanno ricordato questa settimana, è quello dei finanziamenti. Secondo le due istituzioni a mancare all’appello sono addirittura 1,6 miliardi di dollari l’anno per il triennio 2014-2016: se non si recuperano sarà molto difficile poter affrontare l’emergenza nei 118 paesi a basso e medio reddito, quelli in cui si riscontra il 95% di nuovi casi e di morti.
I principali problemi da affrontare nel prossimo biennio in queste nazioni, secondo quanto affermato dalle due organizzazioni, sono principalmente quattro: bisogna diminuire le morti, ancora troppe in tutto il mondo; alleviare la sofferenza per chi contrae la malattia; ridurre al massimo la trasmissione; e soprattutto contenere la resistenza ai farmaci.
Quest’ultima questione sta diventando sempre più importante negli ultimi anni: si stima che le forme multiresistenti, ovvero quelle che non rispondono a più di uno dei farmaci contro la malattia, abbiano infettato ad oggi 630 mila persone nel mondo. Proprio a settembre dell’anno scorso, infatti, un importante studio pubblicato su The Lancet aveva dimostrato come quasi la metà dei pazienti (47%) non rispondesse alla terapia standard e ad almeno uno dei trattamenti di seconda linea, e il 6,7% presenta forme ancora più resistenti.
Tanto che da solo questo problema necessiterebbe di un finanziamento di 1,3 miliardi di dollari l’anno, quando nel 2011 erano disponibili appena 500 milioni di dollari. Ecco perché, fanno sapere ancora Oms e Fondo globale in un documento sui finanziamenti, il maggiore incremento di fondi servirebbe proprio in questo ambito. “Oggi ci teniamo a malapena a galla, quando invece dovremmo cercare per la lotta ai ceppi multiresistenti finanziamenti ingentissimi: abbiamo ottenuto tanto nel controllo della Tbc nel mondo grazie alla cooperazione internazionale, ma se non facciamo uno sforzo adesso potremmo perdere tutto”, ha infatti commentato Margaret Chan, direttore generale dell’Oms.
O con altre parole, quelle di Mark Dybul, direttore esecutivo del Fondo Globale: “Abbiamo in mano una patata bollente pronta ad esplodere se non ci impegniamo urgentemente a tenere a bada la malattia, e se non agiamo subito i costi saliranno alle stelle. In altre parole la questione è semplice: o investiamo oggi, o ne pagheremo le conseguenze per sempre”
24 marzo 2013.