Con 566 voti passa la proposta per limitare la crudele pratica di tagliare le pinne degli squali, ricercate in Asia per le zuppe, e rigettarne il corpo in mare
Gli squali ce l’hanno fatta: il Parlamento europeo a Strasburgo ha votato per il rafforzamento del divieto di “finning” (spinnamento) degli squali, la pratica che consiste nel tagliare le pinne degli squali e rigettarne il corpo in mare. Dopo anni di dibattito, 566 Membri del Parlamento Europeo hanno votato a favore del rapporto che appoggiava la proposta della Commissione Europea di richiedere che gli squali vengano sbarcati con le pinne attaccate al corpo. “Il voto del Parlamento rappresenta una pietra miliare nello sforzo globale per porre fine alla pratica del finning sugli squali,” ha detto Sandrine Polti, consulente politica del Pew Environment Group e di Shark Alliance. “La nostra coalizione, ha lavorato per più di sei anni su questa fondamentale riforma nelle politiche europee sugli squali ed è entusiasta del voto di oggi e degli sviluppi positivi che ci aspettiamo ne derivino.” Il finning finora era incentivato dall’utilizzo delle pinne di squalo come ingrediente principale di una zuppa tradizionale in alcune culture asiatiche; i pescherecci europei sbarcano annualmente più di 100.000 tonnellate fra squali e razze (soprattutto verdesche) da tutto il mondo, con la Spagna responsabile di più della metà di questi sbarchi e di tre quarti delle verdesche catturate. Il Regolamento dell’UE del 2003 che vietava il finning prevedeva una deroga in base alla quale i pescatori, autorizzati attraverso permessi speciali, potevano asportare le pinne di squalo a bordo dei pescherecci e poi sbarcarle separatamente dalla carcasse. La conformità alla normativa avveniva attraverso un complicato sistema di corrispondenza tra il peso delle pinne e delle carcasse lasciando, di fatto, un ampio margine alla possibilità di praticare il finning senza essere scoperti. “I gruppi membri di Shark Alliance – ha dichiarato ancora Serena Maso – sono ora pronti a continuare questo processo e promuovere il Regolamento finale delle ‘pinne-attaccate’ e ad assicurare ulteriori e complementari misure di tutela degli squali, come ad esempio l’applicazione di limiti di cattura nazionali e internazionali affinché si affronti efficacemente la questione del sovrasfruttamento degli squali”.
corriere.it – 25 novembre 2012