Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dopo una giornata di consultazioni lampo, ha scelto il premier. L’incarico a Enrico Letta che dovrebbe così diventare il secondo più giovane premier della storia repubblicana
Enrico Letta ha appena accettato con riserva l’incarico da presidente del consiglio conferitogli da Giorgio Napolitano, secondo la formula di rito.
«Il totoministri impazzerà con i nomi più improbabili…». Il presidente incaricato Enrico Letta scherza sulle tante voci che circolano sull’esecutivo e, come prevedibile, non fa nomi. L’obiettivo sarebbe quello di chiudere la lista dei ministri, forse 18 di cui 12 con portafoglio, entro sabato, con il nuovo governo che andrebbe alle Camere martedì.
La prudenza sulle candidature è tanta, come è comprensibile, visto che le consultazioni iniziano oggi e fino a ieri sera non era nemmeno sicuro che un esecutivo potesse formarsi. Il Pdl tentenna tra governissimo e elezioni anticipate e, per prendere tempo fino al ritorno di Silvio Berlusconi dagli Usa, solleva dubbi sulla compattezza del Pd.
Una cosa è certa: rispetto all’ipotizzato gabinetto Amato, il governo Letta non ha possibilità di essere tecnico, dunque lo spazio per gli outsider della politica resta confinato a pochissimi dicasteri: l’Economia, la Giustizia, al massimo il Lavoro. Per il primo si fanno i nomi di Pier Carlo Padoan (Ocse) e Fabrizio Saccomanni (Bankitalia), più difficile sarebbe un ritorno di Giuliano Amato. Alla Giustizia potrebbero andare due tecnici del governo Monti come Paola Severino e Annamaria Cancellieri ma il Pdl non vi ha affatto rinunciato. Per il Lavoro si fa il nome di Carlo Dell’Aringa se il Pd non schierasse Sergio Chiamparino o altri.
Prima di andare oltre è meglio spiegare che il Pdl, qualora accettasse di formare un governo, dovrà anche decidere se impegnarsi fino in fondo, schierando le sue prime linee, o restare ai margini, per sfilarsene se necessario, indicando personalità meno impegnative. Nel primo caso il Pdl non potrebbe rinunciare a vedere nell’esecutivo Angelino Alfano, che però potrebbe restare a reggere il partito, ma anche Renato Schifani e Maurizio Lupi, entrambi in corsa come vicepremier e ministro dell’Interno. In dubbio invece Gianni Letta sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a causa della parentela col nipote Enrico. Quale che sia la scelta, Gaetano Quagliariello resta candidato numero uno alle Riforme. Dalle prime linee premono gli ex ministri Renato Brunetta, Mariastella Gelmini, Maurizio Sacconi, ma anche figure di primo piano come Daniela Santanchè. D’altra parte queste personalità pur garantendo un forte coinvolgimento del Pdl, tuttavia a Letta apparirebbero legate a un passato di dure contrapposizioni difficili da dimenticare. Perciò si propenderebbe per altri esponenti, puntando a escludere gli ex ministri dell’ultimo governo Berlusconi.
Lo stesso ragionamento vale del resto anche per i candidati del Pd, che però ha anche un altro problema: rappresentare tutte le sue anime assai litigiose. È chiaro che Enrico Letta, se potesse, porterebbe con sé tutta la sua squadra, determinando anche un rinnovamento generazionale: da Francesco Boccia all’Economia e allo Sviluppo ma anche alla presidenza, a Alessia Mosca al Lavoro, a Paola De Micheli all’Agricoltura. Ma dovrà tener conto delle varie sensibilità, prima di tutto di quelle dei maggiorenti come Massimo D’Alema, che resta candidato agli Esteri. E poi ci sono le varie correnti: i bersaniani esprimono Vasco Errani (Affari regionali) e Maria Chiara Carrozza (Istruzione), i renziani Graziano Delrio (Coesione), e poi ci sono i «giovani turchi» con Stefano Fassina (Lavoro) e i franceschiniani con lo stesso Dario Franceschini, in corsa per lo Sviluppo come Chiamparino.
Da Scelta civica poi giungono segnali contrastanti sulla disponibilità del leader Mario Monti, che potrebbe andare agli Esteri ma su cui ci sarebbe il veto del Pdl, mentre restano stabili le quotazioni di Enzo Moavero Milanesi alle Politiche comunitarie. Mario Mauro viene dato quasi certo quale vicepremier ma è candidato anche all’Istruzione, mentre per la Cultura si fa il nome di Ilaria Borletti Buitoni insieme a quello di Luigi Zanda (Pd).
Resta da capire cosa sarà della Lega, che ieri ha aperto su Enrico Letta. Nel caso lo appoggiasse, è già pronto Giancarlo Giorgetti.
Il discorso di Letta. “Dopo 60 giorni il paese sta aspettando un governo. In questo senso ho accettato l’incarico, una responsabilità che sento forte sulle spalle. Ma il paese ha bisogno di risposte, soprattutto quella parte di paese che soffre, le persone che non hanno lavoro, o le pmi che chiudono. Il primo importante impegno è quello di dare risposte a queste emergenze. Il secondo tema fondamentale è quello di dare risposte con una politica nuovamente credibile. O si trova credibilità o non c’è possibilità di trovare gli strumenti per risolvere i problemi. C’è bisogno di strumenti che solo la politica puo avere. Io metterò grande impegno e determinazione per far sì che possa uscire una politica italiana diversa attraverso riforme costituzionali necessarie per ridurre il numero dei parlamentari, cambiare il sistema di bicameralismo paritario che ha bloccato il paese, fare una nuova legge elettorale”, ha dichiarato. “Nutro una profonda gratitudine nei confronti del presidente Napolitano. Il mio sarà un governo di servizio al paese”. Parole misurate e prudenti che gli hanno anche fatto dire che “questo governo non nascerà per forza: ci vuole l’impegno di tutti”.
Le parole di Napolitano. “Si è aperta la sola prospettiva possibile: la larga convergenza tra le forze politiche che possano assicurare al governo la maggioranza alle Camere. Nel corso delle consultazioni, in particolare tra le forze politiche disposte a collaborare, non sono state poste pregiudiziale, mi è stata data ampia autonomia. Sono stati espressi apertamente apprezzamenti per la persona dell’onorevole Enrico Letta. La mia scelta è caduta su di lui perché sebbene giovane ha già accumulato una grande esperienza politica. Ho piena fiducia del tentativo a cui si accinge l’onorevole Letta e confido in un risultato positivo. E’ essenziale in questa fase, nella quale ci sono ricadute polemiche, che si affermi un clima di massimo rispetto reciproco tra le forze politiche. Confido che tutti cooperino alla distensione, compresi i mezzi d’informazione”.
Arrivo al Quirinale. Letta è arrivato al Quirinale a bordo della sua auto privata. Una Fiat Ulysse nel cortile del palazzo presidenziale, parcheggiata lungo il colonnato nell’area riservata alle auto ufficiali. Un sorriso a giornalisti e fotografi, il giaccone depositato sul sedile posteriore e poi, accolto dal cerimoniale della Presidenza della Repubblica, Letta è salito per essere ricevuto da Giorgio Napolitano che gli conferirà l’incarico da presidente del consiglio.
Chi è Enrico Letta. Nel 1998 ha battuto Giulio Andreotti: a 32 anni Enrico Letta è stato il più giovane ministro della Repubblica, titolare delle Politiche comunitarie nel primo governo D’Alema. Adesso, diventerà il secondo più giovane premier della storia repubblicana. Ill primato lo detiene Giovanni Goria presidente del Consiglio a 45 anni. Nato a Pisa nel 1966, Letta ha tre figli, sposato con la giornalista Gianna Fregonara.
Tifoso del Milan, appassionato del fumetto di Tiziano Sclavi Dylan Dog, di Elio e Le Storie Tese e del subbuteo, Letta è anche un fan della saga i Pirati dei Caraibi. E’ rimasta famosa una sua citazione lo scorso anno a un assemblea del Partito democratico: “Il Pd deve essere un po’ meno Forrest Gump e un po’ piu’ il pirata Jack Sparrow di Johnny Depp”. Letta si è avvicinato alla politica grazie a Beniamino Andreatta, conosciuto nel 1990, e diventa ricercatore dell’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione di cui è segretario generale dal 1993.
In quello stesso anno, come scrive Letta nella biografia sul sito del Pd, il primo contatto con le istituzioni. Segue infatti Andreatta, come capo della sua segreteria, al Ministero degli Esteri, nel governo Ciampi. Proprio Ciampi lo chiama nel 1996 al ministero del Tesoro come segretario generale del Comitato per l’euro.
Dal gennaio 1997 al novembre 1998 è vicesegretario del Partito popolare italiano. Nel novembre del 1998, con il primo governo D’Alema. Nel 2000 è ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato nel secondo governo D’Alema. Incarico che conserva, con il governo Amato, per il quale è anche ministro del Commercio con l’Estero fino al 2001. Nel 2001 diventa deputato per la prima volta e s’iscrive alla Margherita.
Nel giugno 2004 rassegna le dimissioni dalla Camera e, da capolista dell’Ulivo, viene eletto deputato europeo per la circoscrizione Italia Nord-Est (circa 173.000 voti). Nella XV Legislatura torna deputato della Repubblica italiana e tra il 17 maggio 2006 e l’8 maggio 2008 è sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Prodi. Nel 2007 si candida alla segreteria del neonato Partito democratico ottenendo, con le primarie del 14 ottobre, oltre l’11% dei consensi (391.775 voti).
Nelle elezioni del 13 e 14 aprile 2008, capolista PD nella Circoscrizione Lombardia 2, viene eletto alla Camera dei Deputati. Poche settimane Walter Veltroni lo chiama a far parte del governo ombra del PD in qualità di responsabile Welfare. Nel 2009, in occasione del Congresso del Partito democratico, decide di appoggiare Pier Luigi Bersani e la mozione che lo sostiene. Il 9 novembre 2009 – dopo le primarie che eleggono Bersani segretario nazionale – viene nominato dall’Assemblea nazionale, ad amplissima maggioranza, vicesegretario unico del Partito Democratico. Alle elezioni politiche del 2013 è capolista del Partito Democratico alla Camera dei Deputati nelle Marche e in Campania.
Da Renzi in bocca al lupo via Twitter a Enrico Letta
«In bocca al lupo e un forte abbraccio a Enrico Letta». Il sindaco Pd di Firenze Matteo Renzi, via Twitter, ha fatto fra i primi gli auguri a Enrico Letta, a colloquio al Quirinale per ricevere l’incarico per formare il Governo.
Il padre di Enrico Letta: sono contento, ma terrorizzato dal momento complicato
«Sono contento ma sono anche terrorizzato perchè il momento è così complicato che non è facile fare il capo del governo in queste circostanze». Così il padre di Enrico Letta, Giorgio, ha commentato l’incarico che il figlio deve ricevere dal presidente Napolitano, dalla sua villetta a Colignola, frazione di Pisa.
Regina (Confindustria): Letta scelta felice. Ora servono misure incisive e immediate
«Enrico Letta è una persona di grandissimo equilibrio, ha grandi capacità di mediazion e di gestione. È una scelta felice». Ad affermarlo è il vicepresidente di Confindustria con delega allo sviluppo economico, Aurelio Regina, commentando la decisione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di convocare Enrico Letta al Quirinale per un possibile incarico a formare il governo. «Letta è una figura molto competente sui temi dell’economia. Penso che il presidente Napolitano abbia tenuto presente le priorità arrivate da tutti i partiti, cioè la ripresa economica, lo sviluppo e l’occupazione. Ora però al Paese servono misure incisive, subito, immmediate. Quella che noi abbiamo chiamato terapia d’urto, accompagnate da riforme di medio periodo. Non servono interventi diluiti».
Letta sarà il secondo più giovane premier nella storia della Repubblica
Nel 1998 ha battuto Giulio Andreotti: a 32 anni Enrico Letta è stato il più giovane ministro della Repubblica, titolare delle Politiche comunitarie nel primo governo D’Alema. E oggi diventerà il secondo più giovane premier della storia repubblicana. Il primato lo detiene Giovanni Goria presidente del Consiglio a 45 anni.
Il Sole 24 Ore e il Corriere della Sera – 24-25 aprile 2013