«Nelle carni di animali inserite in modo illegale all’interno della catena alimentare in teoria è possibile trovare di tutto. Nel caso dei cavalli si va dai farmaci antinfiammatori agli antibiotici, dai cortisonici fino agli anabolizzanti per gli animali utilizzati per concorsi o corse».
C’è però da dire che, per un consumatore non abituale” di cibi come pasta ripiena, sughi pronti al ragù o prodotti simili, “come siamo tutti noi dato che la nostra dieta è oggi molto varia, il rischio di effetti per la salute è davvero molto basso”. A parlare dello scandalo dei prodotti di largo consumo come alcuni tortelli ripieni ritirati per il rischio di tracce illecite di carni equine, è Aldo Grasselli, presidente della Federazione veterinari e medici (Fvm) e della Società italiana di medicina veterinaria preventiva.
“E’ vietato – ribadisce Grasselli all’Adnkronos Salute – introdurre sul mercato carni di animali trattati con farmaci, a meno che non siano trascorsi gli adeguati tempi di sospensione. Negli allevamenti, infatti, è certamente consentito usare medicinali per curare gli animali, a patto che si rispettino poi delle ‘finestre’ di tempo prima di immettere la loro carne in commercio. Questi tempi di sospensione, che sono altamente garantisti, dipendono dal tipo di farmaco, dalla razza dell’animale e dalla sua età e assicurano lo smaltimento delle sostanze dall’organismo e, dunque, l’assenza di residui nelle carni. Ci sono precise indicazioni a seconda del caso. Questa è la regola. Ma nel caso di carni introdotte in modo fraudolento sul mercato, è chiaro che non c’è alcuna garanzia e si può davvero sospettare il peggio”.
Ai cavalli da corsa, che si ipotizza possano essere quelli la cui carne è finita all’interno dei prodotti ‘incriminati’, “vengono somministrate le sostanze più disparate. E’ chiaro che il rischio per la salute umana è molto basso, ma è un comportamento illegale e da sanzionare severamente. Questo episodio dimostra come, non appena si abbassa la guardia dei controlli sulla sicurezza alimentare, subito qualcuno riesce illecitamente a trarne profitto”.
Adnkronos Salute – 20 febbraio 2013