«E’ opportuno interessarsi anche delle altre specie di animali selvatici facendo un’indagine e un ampio piano di monitoraggio per fare chiarezza sulle cause della contaminazione dei cinghiali in Valsesia e se il problema è esteso solamente in quell’area.
Ci vuole un quadro della situazione più ampio e dettagliato». Così Aldo Grasselli, il segretario nazionale Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica interviene sulla questione dei cinghiali radioattivi della Valsesia, nel vercellese. “La possibilità – spiega – che ci siano rischi per gli esseri umani è remota. La percentuale dei cinghiali in cui sono state trovate tracce di cesio 137 è bassa e le persone non si nutrono esclusivamente di carne di cinghiale. Ci sono dei controlli costanti anche su gli altri prodotti come ad esempio funghi e frutti di bosco”.
(Adnkronos) -11 marzo 2013