Inserire la sofisticazione tra i reati riconducibili alla mafia, incrementare i mercati dei produttori agricoli e le cooperative che sorgono sui terreni confiscati e mettere in campo un maggiore coordinamento di magistrature e forze di polizia.
E’ la ricetta contro il fenomeno delle agromafie illustrata dal procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso, intervenuto all’incontro per la presentazione del primo Rapporto sui crimini nell’agroalimentare realizzato da Coldiretti e Eurispes.
“Per i reati che da subito vengono identificati come crimini di mafia non abbiamo particolari problemi – ha spiegato il magistrato -, ma per quelli di sofistificazione sì, perché hanno tempi di prescrizione brevissimi poiché non collegati alla mafia dal codice penale. C’è una commissione agricoltura che sta approfondendo il fenomeno, ma ci vogliono delle politiche agricole che controllino i mercati”.
Grasso ha iniziato il suo intervento con lo slogan “Aggiungi un posto a tavola” perché c’è un invitato criminale che ogni giorno si siede a tavola con gli italiani. Possiamo nascondere questo convitato dietro un pomodoro o un cesto di lattuga, ma rimane un mistero criminale che aleggia sulla ristorazione”. “Diminuire le intermediazioni – ha poi continuato – vuol dire eliminare i monopoli, contrastare le infiltrazioni mafiose. Oltre al discorso del prezzo c’è però anche quello delle sofisticazioni. La tutela della salute è un aspetto essenziale per la comunità. Ci sono tanti enti che dovrebbero sorvegliare, ma hanno mezzi insufficienti e inadeguati.
C’è comunque da dire che nel panorama generale c’è bisogno di un migliore coordinamento, nonostante abbiamo già raggiunto dei grossi risultati. Io sono un convinto assertore che solo attraverso un coordinamento delle forze in campo si può tutelare la salute e le tasche dei cittadini. Certamente la globalizzazione ha dato grossi vantaggi alle organizzazioni criminali, poiché ogni stato difende le proprie aziende ed è difficile che ci venga incontro in indagini di questo tipo. Ormai noi dobbiamo agire attraverso lo scambio delle informazioni tra autorità giudiziarie di diversi paesi e lasciar perder le rogatorie.
La filiera produce reati lungo tutto il percorso, quindi dobbiamo avere la cooperazione di tutti gli stati attraverso i quali è passata la filiera. Dobbiamo allarghiamo la forchetta di reati ricondotti alla mafia, quelli che in Usa chiamano Serious crime. In questo modo possiamo utilizzare i metodi di indagine tipici dei reati di mafia anche per questi crimini: agenti sotto copertura, intercettazioni per esempio. Al giorno d’oggi, se troviamo una bolla falsificata o che non corrisponde al prodotto trasportato, catturiamo gli autisti dei camion, ma non riusciamo ad arrivare alle teste dell’organizzazione”.
ilpuntocoldiretti.it – 23 giugno 2011