«La nostra insoddisfazione è massima. La relazione sulla Nota di aggiornamento al Def non è orientata a crescita ed equità, come invece avevamo auspicato e richiesto». Maria Cecilia Guerra, presidente del gruppo Mdp al Senato, comincia così quando spiega l’atteggiamento deciso per oggi da tutti i deputati e senatori del suo partito: appoggiare lo scostamento del piano di rientro dal deficit programmato, ma non partecipare al voto sulla Nota.
Perché, continua, la variazione dei saldi «consente una manovra con disavanzo maggiore, quindi la rende meno restrittiva. Per esempio, non verrà aumentata l’Iva». Mentre la Nota proprio non va.
Il governo non ha accolto alcuna vostra istanza?
«Gentiloni ci ha incontrato lunedì, un po’ troppo a ridosso della scadenza parlamentare».
E questo vi ha offeso?
«Non uso categorie dell’emotività. Sto ai fatti. È oggettivo che una componente della maggioranza è stata ricevuta un giorno prima dell’inizio del voto in Aula. Ci chiedono senso di responsabilità, ma anche il governo deve averne».
Quali sono i temi che ritenevate irrinunciabili?
«In particolare due: sanità e tutela dei lavoratori. In campo sanitario, noi vogliamo evitare la riduzione della spesa in rapporto al Pil, che è già la più bassa d’Europa; e chiediamo, per esempio, l’abolizione dei superticket. Né nella Nota, né nell’intervento di Padoan, si accenna a questo».
E per il lavoro?
«Il governo ha deciso degli interventi di decontribuzione. Ma noi siamo contrari a regalare contributi alle aziende se queste non si impegnano a tenere, almeno qualche anno dopo le agevolazioni, i lavoratori per le quali le hanno ottenute. Perché, se è vero che c’è un aumento di occupazione, questo riguarda soltanto il tempo determinato. Mentre aumentano stage, tirocini, precarietà».
Perché non vi esprimete contro? Il non-voto è di fatto un sostegno al governo.
«C’è ancora la legge di Bilancio. Noi cerchiamo ancora un’interlocuzione, abbiamo molte proposte e speriamo arrivino risposte. L’unica cosa positiva oggi è che forse si sono accorti dell’esistenza di una componente della maggioranza di governo. Vediamo se questo si tradurrà in misure concrete».
Altrimenti quale sarà il vostro atteggiamento?
«Se non ci saranno risposte neppure nella legge di Bilancio, non la voteremo».
Rischiando l’esercizio provvisorio?
«C’è ancora tempo».
È ottimista?
«Né fiduciosa, né pessimista. Aspetto di vedere se ci saranno risposte».
Il “vostro” Filippo Bubbico si è appena dimesso da viceministro dell’Interno. Un altro segnale al Pd?
«È un cartellino giallo… Bubbico è una persona seria, coerente, leale e non è attaccato alla poltrona: vuole essere libero di poter votare come il gruppo cui aderisce».
In fatto di pensioni, la Corte dei Conti e Bankitalia chiedono che non si torni indietro dalla legge Fornero. La Cgil invece sollecita modifiche. E voi?
«Anche per noi va cambiata. Oltre tutto, i dati dimostrano che l’attesa di vita sta calando. Abbiamo proposto soluzioni sostenibili su questo, a partire da interventi contro l’evasione fiscale, che si aggira ancora intorno ai 120 miliardi di euro».
Anche Forza Italia critica la Nota e prevede una “stangata fiscale in arrivo” per i prossimi tre anni.
«Il problema imposte va guardato con cura. Forza Italia parla di cose come condoni, rottamazione delle cartelle… Per noi, invece, il taglio delle imposte deve essere orientato a sostegno della sanità, della scuola, della popolazione meno abbiente, del welfare».
Il Corriere della Sera – 4 ottobre 2017