Disertare tutte le convocazioni della Borsa merci di Verona riconoscendo così la Cun (Commissione unica nazionale dei conigli vivi) come unico riferimento per il mercato. È la decisione presa ieri dai coniglicoltori di Veneto, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, aderenti a Coldiretti, che si sono riuniti nella sede veneta di Mestre. L’incontro è servito a fare il punto sui dati del tracollo del prezzo della carne di coniglio, scivolato ad un livello inferiore rispetto al costo di produzione e a mettere in luce strategie per uscire da una situazione di grave criticità, con ripercussioni soprattutto nelle tre regioni, che insieme rappresentano il 70% della produzione nazionale. Da ieri pomeriggio in avanti quindi i rappresentanti degli allevatori di Coldiretti non siederanno più in Borsa Merci per la determinazione del prezzo di questa tipologia di prodotto, il cui valore di mercato sarà stabilito unicamente dalla controparte (trasformatori e grande distribuzione).
«La decisione rappresenta una forzatura ma è il momento di chiarire. Noi insistiamo che la commissione debba rimanere unico regolatore», spiega Claudio Valente presidente della Coldiretti di verona. «Borsa merci e Cun (entrambe insediate alla Camera di Commercio di Verona, ndr) rappresentano un inutile doppione», rilevano gli allevatori – che aiuta solo alcuni segmenti della filiera a scapito degli imprenditori agricoli, costretti a chiudere le loro attività in un settore competitivo con consumi stabili che in Italia da lavoro a 10 mila addetti».
In Camera di commercio intanto si cerca di superare l’empasse, consultando gli operatori: allevatori e macellatori da una parte, trasformatori e distributori, dall’altra e programmando incontri a livello ministeriale.
«La deputazione della Borsa Merci, in qualità di organismo di vigilanza ha già convocato una riunione con gli operatori e preso contatti con il ministero dell’Agricoltura», spiega Cesare Veneri, segretario generale dell’ente camerale scaligero. «Lunedì 19 è previsto un confronto con funzionari ministeriali», conclude Veneri, «per capire quali prospettive si aprono e per arrivare ad una soluzione della questione senza esacerbare le contrapposizioni».
Va.Za. – L’Arena – 10 maggio 2014