La Banca centrale europea suona l’allarme sui conti pubblici italiani. Nel suo bollettino mensile pubblicato ieri l’Istituto di Francoforte rivela un pesante aumento del fabbisogno nella prima metà dell’anno, che mette a rischio il rispetto dell’impegno ad un deficit sotto il 3%.
Proprio grazie a questo solenne impegno del governo, nel giugno scorso la Commissione e il Consiglio Ecofin avevano deciso di chiudere la procedura per deficit eccessivo aperta contro il nostro Paese.
Ma ora la situazione si sta rapidamente degradando. «In Italia, le informazioni preliminari sull’esecuzione del bilancio dello Stato in base ai dati di cassa fino a luglio 2013 indicano un fabbisogno finanziario cumulato di 51 miliardi di euro (3,3% del Pil), in aumento da quasi 28 miliardi (1,8%) nello stesso periodo del 2012», scrive il bollettino della Bce. «Il peggioramento, dovuto soprattutto all’erogazione di sostegno al settore finanziario e al rimborso di arretrati, mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento dell’obiettivo di disavanzo delle amministrazioni pubbliche nel 2013 (2,9%)».
Nello stesso numero del bollettino, Francoforte invita la Commissione ad «avanzare richieste di revisione» dei bilanci pubblici nazionali «in caso di inosservanzaparticolarmente gravi». In base alle nuove normative europee i governi devono presentare a Bruxelles entro la metà di ottobre i documenti programmatici di bilancio sull’esercizio dell’anno successivo. La Commissione, qualora riscontri che le finanziarie si discostano dagli impegni assunti dai governi, può chiedere formalmente e pubblicamente una modifica dei bilanci per consentire il rispetto degli obiettivi concordati.
Confermati gli spiragli di ripresa «La crescita del Pil in termini reali è stata positiva nel secondo trimestre, dopo sei trimestri con il segno negativo. E gli indicatori del clima di fiducia fino ad agosto confermano le attese di un graduale miglioramento dell’attività economica a partire da bassi livelli». Tuttavia le cifre pubblicate ieri da Eurostat sulla produzione industriale a luglio continuano a segnalare un andamento nettamente negativo. Di fronte ad un leggero aumento che si era registrato a giugno, a luglio la produzione industriale è calata dell’1,5 per cento nella zona euro e dell’1 per cento nell’insieme dei 28 Paesi dell’Ue. In Italia il calo è stato dell’1,1 per cento, con un crollo del 5,2 per cento nella produzione di beni durevoli.
E sulla questione dei primi spiragli di crescita, ieri si è pronunciato pubblicamente anche il presidente della Bce, Mario Draghi, che ha invitato alla cautela. «I germogli della ripresa sono ancora molto, molto verdi. Non ho manifestato nessun entusiasmo per il miglioramento dei recenti dati, la maggior parte dei quali sono dati previsionali e non reali. Noi andremo avanti con la nostra attuale politica monetaria».
Repubblica – 13 settembre 2013