Le Olimpiadi di Rio de Janiero potrebbero avere già un sinistro vincitore a distanza di sei mesi dall’accensione del tripode. Il Comitato olimpico americano è il primo a prendere posizione contro Zika, il virus che se contratto da donne incinte può portare all’insorgere di microcefalia nel nascituro. Durante una conference call con ognuna delle federazioni, a fine gennaio, da Washington è giunto l’invito agli atleti: «Non sentitevi in obbligo di partecipare».
Un richiamo rivolto soprattutto alle donne in stato interessante o che hanno in programma a breve termine l’avvio di una gravidanza. «Stiamo monitorando la situazione » ha commentato il portavoce dell’Usoc, «stiamo anche lavorando con specialisti delle malattie infettive ed esperti in malattie tropicali e stiamo compiendo ogni passo necessario per garantire che le nostre delegazioni e tutti coloro che viaggiano con il Team Usa siano consapevoli delle raccomandazioni delle autorità sanitarie ». Un richiamo che certifica, in un certo senso, la gravità della situazione: negli ultimi due mesi i casi di neonati affetti da microcefalia hanno superato quota 400. Dal 2015 sarebbero addirittura oltre 4000: alcuni di questi casi, secondo Willam Dobyns del Seattle Children Hospital, sarebbero «particolarmente gravi». Tra le conseguenze di Zika, oltre alla microcefalia, ci sarebbero anche la Sindrome di Guillain-Barré (paralisi progressiva degli arti) e alcune complicanze oculari. Tuttavia il legame causa-effetto avviato dal morso della zanzara aedes aegypti, anche se molto probabile, non è ancora stato confermato. L’emergenza Zika è stata recentemente inserita dall’Oms tra le PHEIC, le urgenze di sanità pubblica di portata internazionale.
Ieri Barack Obama ha chiesto al Congresso di stanziare 1,8 miliardi di dollari per cure e profilassi, nel timore che il virus possa diffondersi negli Stati Uniti. E un po’ per celia, un po’ per necessità, nei giorni scorsi il Comitato olimpico australiano ha annunciato un accordo con la casa produttrice di Heavy Duty, un gel repellente considerato molto efficace.
In particolar modo, a rischio sarebbero le ragazze del calcio, costrette a lunghi spostamenti e a incontri in città come Manaus, Salvador de Bahia e Brasilia. Intuibile, naturalmente, la maggiore esposizione di alcuni sport rispetto ad altri: atletica, ciclismo, sport acquatici. Proprio la baia di Guanaraba, dove si svolgeranno le gare veliche, e le acque del lago Rodrigo de Freitas, dove remeranno canottieri e canoisti, secondo uno studio americano “hanno il 99% delle possibilità di trasmettere malattie”: il tasso di agenti patogeni è 1,7 milioni di volte superiore a quello delle spiagge della California del sud. Durante i mondiali juniores di canottaggio, nell’agosto scorso, una ventina di atleti fu ricoverata in ospedale con sintomi di diarrea e vomito.
La questione Zika sta comunque sollevando un grande dibattito in Brasile su disuguaglianze sociali e disparità nell’accesso alle cure. In un suo intervento sul New York Times, l’antropologa Debora Diniz ha puntato il dito sulle condizioni terrificanti degli slums di Brasilia, tra acquitrini e mucchi di rifiuti all’interno dei quali si annida la zanzara portatrice del virus e intorno ai quali vive la stragrande maggioranza delle donne colpite. Viceversa, negli ambienti socialmente più elevati, l’insorgenza di Zika è praticamente inesistente. E molto alta è la polemica sulla diversa possibilità da parte delle donne brasiliane di ricorrere a metodi contraccettivi.
La prima edizione ospitata nel sud del mondo del più grande evento dello sport rischia dunque di passare alla storia come un incredibile flop. Quanti degli oltre 10mila atleti, se non dovesse cambiare nulla e se per Zika non si dovesse trovare un rimedio sicuro (l’Istituto per malattie infettive Usa ha affermato che “un vaccino ampiamente reperibile per ora è improbabile”), potrebbero disertare l’appuntamento della vita? La libertà di coscienza lasciata dagli americani potrebbe essere causa di una sorta di boicottaggio sportivo, il primo per cause extrapolitiche.
Repubblica – 9 febbraio 2016