Altra «tripletta veneta» al governo dopo quella dei ministri. Ieri, in tarda serata, il Consiglio dei Ministri ha licenziato i quarantatre nomi fra sottosegretari e viceministri che completano la squadra dell’esecutivo.
Questa volta il Veneto porta a casa, come annunciato qualche giorno fa dal Corriere del Veneto , i leghisti Franco Manzato, all’Agricoltura, e Massimo Bitonci al Mef, Ministero dell’Economia e delle Finanze e il pentastellato Mattia Fantinati, alla Pubblica Amministrazione.
I sottosegretari giureranno oggi alle 13 ma un’ultima sfumatura di condizionale è d’obbligo per quanto riguarda le deleghe che, pare, verranno ufficializzate a stretto giro.
Sui nomi, però, non ci sono più dubbi. Ancora tutta da giocare, invece, la partita di Giunte, commissioni permanenti e Copasir che verranno affrontate comunque a breve.
Il Risiko romano accelera. Per il Veneto, che da sempre si dichiara insoddisfatto per la scarsa presenza di uomini nei posti chiave del governo, stavolta pare essere andata non troppo male. Da un lato lo strapotere del Carroccio lombardo ha forzosamente ristretto gli spazi per i leghisti veneti, dall’altra, il M5S non ha potuto portare in dote alle ultime politiche le percentuali bulgare del Sud quindi dopo il veneto-trentino Riccardo Fraccaro come ministro dei rapporti con il Parlamento, si «accontenta» del veronese Fantinati, uno dei pentastellati più attivi e vicini al cerchio ristretto del capo politico Di Maio. Per Fantinati si vociferava di una delega al Turismo, tema di cui si è occupato molto negli ultimi anni (gli ultimi 5 da deputato). Alla fine, invece, sarebbe arrivata la delega alla Pubblica Amministrazione con il ministro Giulia Buongiorno, un tema particolarmente sensibile nell’universo a Cinque Stelle. E Fantinati, per certi versi, rappresenta anche un’anomalia visto che anche il ministro alla Famiglia, Lorenzo Fontana è scaligero.
In casa Lega, invece, la suddivisione territoriale non ha tradito le attese. Dopo la vicentina Erika Stefani al ministero alle Autonomie (grande vanto del governatore Luca Zaia) e di Fontana su Verona, appunto, con le nomine del trevigiano Manzato si accontenta la Marca, con quella del padovano Bitonci, la città del Santo. A microfoni spenti, i colonnelli veneti del Carroccio, al netto delle fortissime correnti interne, pongono l’accento, invece, sulle competenze. Manzato, un passato anche da assessore all’Agricoltura in Regione (e con una spesso citata laurea in filosofia in tasca) lavorerà con il ministro (e compagno di partito) Gian Marco Centinaio ed ha già avuto un endorsement informale da parte di molte associazioni di categoria. Bitonci, commercialista a capo di un indaffarato studio professionale (come non disdegna lui stesso di ricordare) ambiva proprio a una delega di stampo economico e pare proprio sia stato accontentato con il Mef retto da Giovanni Tria, uno fra i «professori» di governo. Una curiosità: pare che fino all’ultimo, la casella poi andata a Bitonci portasse il nome della leghista trevigiana Angela Colmellere.
Corriere veneto 13 giugno 2018