
I medici: «Classiche delibere di Ferragosto. Non risolvono l’emergenza». I sindacati: «Contratti da valutare». Il Tribunale del malato: «Rischioso»
Corriere del Veneto. Sono scettici i sindacati. «La giunta fa l’azzeccagarbugli con la salute dei veneti mandando allo sbaraglio i giovani laureati — dice Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil —. Dopo aver per anni accettato come ministro e poi come presidente della Regione una programmazione sanitaria sbagliata, oggi Zaia si inventa che i medici con qualche ora di formazione potranno andare nei Pronto soccorso o addirittura in Geriatria, dove i pazienti cronici sono tutt’altro che semplici da gestire. Sarebbe stato molto meglio investire queste risorse per aumentare le borse di specializzazione in Veneto, in modo da distribuire gli specializzandi in tutta la regione e non solo nelle sedi universitarie». Poi c’è il nodo del contratto: «Come Cgil aspettiamo di capire bene come verranno assunti — aggiunge Giordano — ci pare di capire che saranno liberi professionisti, quindi andranno a ingrossare le ?la del precariato e del lavoro sottopagato. E’ l’ennesimo piano da campagna elettorale in arrivo».
«Chiederemo ai nostri avvocati di valutare le due delibere — annuncia Giovanni Leoni, segretario regionale della Cimo (ospedalieri) —. Sono misure emergenziali al di fuori delle regole. Che tipo di assistenza vogliamo dare a queste condizioni ai pazienti? Di quale qualità? A quali rischi esponiamo la gente facendola curare da persone senza un’adeguata preparazione? Temo si tratti delle classiche delibere di Ferragosto, emanate per tamponare un’emergenza figlia della mancata programmazione. Siamo curiosi di sapere chi saranno i medici insegnanti di nuova acquisizione esterni ai normali canali formativi e le relative qualifiche».
In linea Giampiero Avruscio, presidente dell’Anpo Padova (primari): «Sono le classiche assunzioni a basso costo, che tireranno l’ennesima picconata al sistema pubblico. Ne va della qualità delle cure ospedaliere, che rimangono al centro delle richieste dei cittadini. Sovraffollano in modo inadeguato i nostri Pronti soccorso e i reparti, nonostante la rete assistenziale territoriale. Ormai la politica al finanziamento della sanità pubblica preferisce il finanziamento del convenzionato, dove l’etica si accoppia al profitto. Tra i medici, soprattutto nelle Aziende ospedaliero-universitarie dove non solo è scarsamente valorizzato il ruolo assistenziale dei casi più complicati e di elevata specializzazione ma non viene minimamente riconosciuto e apprezzato neanche il ruolo di ricerca e di didattica, serpeggia molta amarezza e demotivazione. Chi è a fine carriera non vede l’ora di andare in pensione — rivela Avruscio — e chi ha davanti prospettive professionali, si guarderà bene da scegliere una vita da dipendente. E quindi queste misure tampone non serviranno a bloccare un’emorragia di medici ormai inarrestabile. Chi affronta quotidianamente questo mestiere si è reso conto da tempo che il modello di sanità del Veneto si è ormai involuto».
Critico anche il Tribunale per i diritti del Malato. «Siamo di fronte al tentativo di tamponare l’emergenza, però i rischi per i pazienti ci sono — riflette Giuseppe Cicciù, presidente regionale —. Non vorremmo poi dover piangere nuove tragedie. La verità è che una Regione come la nostra, pur disponendo di un bilancio per la sanità di circa 10 miliardi di euro, pur avendo avuto la possibilità di programmare in tempo i modi e le azioni per migliorare i servizi, ha creato un mostro organizzativo colpevole di aver allontanato gli operatori e i professionisti del servizio pubblico. Considerato ormai seconda scelta rispetto al privato o ad altri Paesi europei dagli stessi medici e infermieri che ci lavorano».
Diversa la posizione dell’Anaao (ospedalieri). «Da 20 anni chiediamo alla Regione gli ospedali di insegnamento, i cosiddetti Learnig o Teaching Hospitals — dice Adriano Benazzato, segretario regionale —. Bene, anche se tardiva, l’iniziativa di Palazzo Balbi nell’attuare un progetto di formazione specialistica alternativo a quello classico e gestito solo dall’Università. Ma i colleghi neolaureati devono essere ingaggiati con contratti formazione lavoro e non con l’assunzione, che sarebbe illegittima. Altro punto delicato il tutoraggio da parte dei medici dipendenti più anziani — aggiunge Benazzato — rappresenta un ulteriore carico di lavoro per loro, già oberati da carichi di lavoro non più sostenibili. E non è un loro obbligo».