Look da camici bianchi, toni da tute blu. La lettera aperta ai cittadini diffusa dai medici di famiglia della Fimmg (l’associazione cui aderisce l’80% dei 3500 professionisti nostrani) ha per titolo «No alla truffa sulla sanità del Veneto» e rappresenta l’apice dello scontro tra la categoria e l’esecutivo presieduto da Luca Zaia.
Alla Regione è imputata nientemeno che la «distruzione della sanità pubblica»: riduzione dei posti letto reale a fronte di una rete di assistenziale territoriale virtuale; ridimensionamento degli ospedali trasformato in una «spartizione politica dei primariati»; provvedimenti «taroccati» a scopo mediatico mentre lo sbandierato risparmio sulla spesa che si rivela un «millantato credito» perché non incide sugli sprechi ma danneggia la qualità delle cure. Un crescendo di accuse che culmina nella ventilata denuncia per falso in atto pubblico, perché una delibera del 3 ottobre li cita in relazione ad una consultazione «mai avvenuta nella realtà». I motivi dell’attacco frontale li riassume Stefano Rigo, medico a Mira e vicesegretario regionale della Fimmg: «È venuto meno il rapporto di fiducia con la Regione perché, a fronte degli impegni assunti, nulla è stato fatto. Un esempio su tutti: la scelta della deospedalizzazione, con dimissione precoce dal ricovero, prevede un forte supporto territoriale ai pazienti ma per garantirlo occorre dotare la medicina di base di personale infermieristico e amministrativo nonché di strumentazioni diagnostiche di primo livello, a tutt’oggi inesistenti. In queste condizioni è facile prevedere che l’assistenza dei pazienti più fragili e impegnativi sarà riversata sulle famiglia, con effetti devastanti». Ancora, la burocrazia soffocante: «Malati alla continua ricerca del pezzo di carta: piani e programmi di cura, esenzioni, revisioni delle esenzioni, impegnativa per gli esami prescritti dagli specialisti ospedalieri». Questi ultimi sono esentati dalla prescrizione con sommo dispetto dei colleghi sommersi dalle scartoffie: «Assurdo, chi richiede un esame dovrebbe prescriverlo e risponderne al paziente e allo Stato». Oggi la mina vagante approderà in quinta commissione, con audizione delle parti e dell’assessore alla sanità Luca Coletto: «Ascolteremo tutti e poi valuteremo nell’interesse primario dei cittadini», fa sapere il presidente Leonardo Padrin «se il problema dei medici di famiglia è esclusivamente normativo, allora una soluzione è possibile».
Il Mattino di Padova – 24 ottobre 2013