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I misteri degli animali. Balzi, nascite, invasioni. Perché ci stupiamo? L’ordinaria vita di molte specie che combattono la sempre più difficile battaglia per sopravvivere

Danilo Mainardi. Lo stupore è forse la reazione più frequente che evocano gli animali. Questo sia in gente comune che in gente del mestiere. Scoprirli, vedere i loro comportamenti, conoscere il loro stile di vita è per noi stupefacente. Facciamo fatica a ricondurre a ragioni biologiche le ordinarie espressioni della vita animale.

Questo atteggiamento poi diviene particolarmente forte nei confronti di ciò che è sconosciuto. Ad esempio la fauna che viene da altrove — alloctona è il termine scientifico —, mal accolta perché concreta minaccia alla biodiversità locale. E in questo nostro periodo di mutamento del clima e di elevata pressione antropica sugli ecosistemi assistiamo spesso a movimenti anche massivi di popolazioni.

Come in Montana, dove migliaia di individui di rana toro sono arrivati lungo il fiume Yellowstone. Un’invasione di questo voracissimo anfibio che fa fuori tutto ciò che è cibo, da insetti a uccellini senza astenersi dal cannibalismo. Si è insediato prepotentemente e la gente locale, le amministrazioni e anche la scienza non hanno strumenti per arginare il fenomeno. E si diffonde così un lamentoso stupore come fosse frutto di un destino ineluttabile. Solo a mezza voce si parla della leggerezza con cui privati allevatori o negozi di animali si sono lasciati sfuggire esemplari di questa specie, o del commercio dovuto alla prelibatezza delle loro cosce o del loro uso come esche.

Storie come questa ce ne sono tante. Penso al procione che pochi giorni fa stazionava su un albero del giardino di una scuola di Cesano Boscone, nel Milanese. Catturato e trasferito in un centro specializzato, ha lasciato stupore e preoccupazione fra la gente che si chiede come fosse arrivata fin lì quella specie del Nord America. Semplice la risposta: dalla Germania, dove ne furono importati negli anni Quaranta un po’ di esemplari. Intelligente, plastico e robusto, l’orsetto lavatore si è velocemente diffuso in Europa ed era nota la sua presenza anche in Italia, ad esempio lungo l’Adda.

L’instabilità del clima è, come già accennato, un altro fattore responsabile di inusuali comportamenti in molte specie. È uno spettacolo dolorosamente grandioso, che non può non colpire, l’ammassarsi di 35 mila trichechi in un lembo di costa dell’Alaska. Una scelta strana quella di rifugiarsi in terraferma, che forse si spiega col fatto che di lastroni di ghiaccio galleggianti, da usare per riposarsi, ce ne sono sempre meno.

Arrivano poi alle cronache casi che suscitano stupore e curiosità pur essendo normali fenomeni biologici. Come la nidificazione di tartarughe marine nelle nostre spiagge. È accaduto di recente a Platamona, nella zona di Sassari. È senza dubbio un evento meraviglioso il rilascio di uova sepolte nella sabbia da parte di una femmina di Caretta caretta. Stupefacente, certamente, pur nella sua più istintiva naturalità. Alle tartarughe serve sabbia di una certa granulometria e una temperatura adatta. Con queste condizioni può accadere che una spiaggia ospiti nidi con uova e che all’improvviso sbuchino tartarughe neonate che si affannano a raggiungere il mare. Ricordo che anni fa accadde tra gli ombrelloni di una spiaggia di una località del Medio Adriatico.

Un alone di mistero invece sempre accompagna gli spiaggiamenti di mammiferi marini. Ne rimaniamo colpiti. Pena mista a stupore per quei giganti del mare arenati in acque basse, come nel caso dei capodogli di recente spiaggiati in Abruzzo. Quattro sono stati salvati da una catena di soccorsi che ha lavorato fino allo stremo per far riprendere il largo a quei cetacei. Altri non ce l’hanno fatta. Una grande tristezza, come triste è sapere dagli esperti che probabilmente lo spiaggiamento non è stato un fatto naturale come la perdita dell’orientamento o l’inseguimento di banchi di pesce fino a riva. Pare che si tratti invece di un trauma che li ha fatti emergere troppo velocemente dovuto forse a interferenze con emissioni sonore sottomarine.

A tutto questo guardiamo con stupore, incanto e un coinvolgimento emotivo profondo. Sentimenti buoni che ci rendono tuttavia incapaci di cogliere lucidamente la breve distanza evolutiva che ci separa. Perché quello che per noi è lo straordinario mondo animale non è altro che l’ordinaria vita di molte specie che combattono una sempre più difficile battaglia per sopravvivere.

Il Corriere della Sera – 5 ottobre 2014 

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