Continuano gli “speciali” del nostro sito sui nuovi scenari pandemici con un approfondimento sulle varianti di preoccupazione di Sars Cov-2 e le sfide che esse rappresentano per la strategia vaccinale, i test diagnostici, le terapie farmacologiche basate su monoclonali e i modelli epidemiologici.
Le ultime varianti di preoccupazione Britannica, Sud africana e Brasiliana sono “emerse” in contesti di forte circolazione virale, anche per una non tempestiva adozione di misure di contenimento stringenti non farmacologiche. All’orizzonte ci sono anche due nuove varianti, ancora da caratterizzare per contagiosità e patogenicità: una sud californiana e una ugandese/nigeriana. Da non sottovalutare poi una variante lombarda, limitata ad un cluster ospedaliero, ma dotata sicuramente di maggiore patogenicità, in un modo analogo alla peritonite infettiva felina da coronavirus.
Sulla base delle informazioni recenti disponibili, cerchiamo con questo approfondimento di fornire un quadro riassuntivo e “ad interim” sul significato delle mutazioni osservate nelle principali varianti di preoccupazione, nel contesto delle risorse vaccinali attualmente disponibili, della necessità/opportunità di riprogrammare alcuni vaccini, comprese le relative strategie vaccinali e delle sfide poste ai sistemi diagnostici “in vitro” e clinici.
Per la sanità pubblica veterinaria, peraltro, la plasticità dei coronavirus non è una novità. A ragione veduta, le “sorprese” che riserva l’attuale pandemia per l’opinione pubblica, sono per i veterinari fondamentalmente degli eventi attesi, in un contesto di evoluzione ecologica in corso di pandemia.
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18 febbraio 2021