E’ emergenza sociale in sanità: in un sistema sanitario nazionale in crisi a causa di “tagli forsennati”, gli ulteriori due miliardi di ticket, introdotti dall’ultima manovra di Berlusconi e previsti per l’anno prossimo «sarebbero la mazzata finale».
L’allarme è della Cgil che commenta uno degli argomenti più caldi con cui il buovo Governo dovrà confontarsi. In nove milioni – affermano in una nota il segretario confederale Vera Lamonica, e il responsabile Politiche della salute del sindacato, Stefano Cecconi citando uno studio del
Censis «hanno rinunciato alle cure nel 2012 per motivi economici. E cresce, per chi può farcela, il ricorso alla sanità privata, che diventa spesso più conveniente di quella pubblica gravata dai ticket».
La Cgil, ricordano, ha denunciato ripetutamente la crisi del servizio sanitario. «Gli ulteriori due miliardi di ticket, introdotti dall’ultima manovra di Berlusconi e previsti per l’anno prossimo, sarebbero la mazzata finale, l’ennesima spinta – concludono – verso una sanità privata che nega alla radice l’idea della salute e delle cure come diritti universali di cittadinanza. Anche questa è ormai con tutta evidenza un’emergenza sociale».
Sull’argomento è interventuo anche il presidente Agenas, Giovanni Bissoni, sottolinenando che «le questioni economiche e sociali sono giustamente al centro del confronto per la formazione del governo».
«Spero – ha detto Bissoni – che anche la sanità sia assunta tra tali emergenze e, in particolare, l’entrata in vigore di 2 miliardi di nuovi ticket a partire dal 1° gennaio 2014. Aumentare i ticket in tal modo è una misura che il sistema non reggerebbe, aggravando quanto già sta accadendo nell’acccesso alle cure: riduzione dell’accesso ai servizi; minori entrate per le casse delle Asl; spostamento su un privato, ormai concorrenziale, di chi può permettersi di pagare; rinuncia alle cure dei non esenti, trasformati dalla crisi in nuovi poveri e, quindi, non in grado di pagare.
Essendo il ticket una compartecipazione di una quota minoritaria della popolazione – conclude Bissoni – e per la fedeltà fiscale del Paese, non necessariamente la più abbiente, 2 miliardi hanno un impatto sulle persone paganti ben superiore alla stessa Imu o aggravio Iva, che, giustamente, sono all’attenzione del presidente incaricato e delle forze politiche».
Il Sole 24 ore – 27 aprile 2013