Non spaventa i primari l’obbligo, per i loro reparti, di raggiungere per due anni consecutivi gli standard ministeriali, pena la rimozione del responsabile e la rivisitazione o chiusura della struttura.
«Non abbiamo paura, lavoreremo per raggiungere gli obiettivi imposti — dice Donatella Noventa, presidente di Anpo Veneto (l’associazione dei primari) — ma la qualità dell’assistenza dipende anche dalle attrezzature. Punto dolente, perchè non tutti i reparti a parità di specialità dispongono della medesima dotazione e allora se la Regione pretende da noi l’eccellenza ci metta nelle condizioni di raggiungerla». E’ d’accordo Tiberio Monari, responsabile regionale di Cgil Medici: «Se l’intento della giunta Zaia è razionalizzare i costi e ottimizzare l’uso delle risorse, niente da dire. Però prima di chiudere un reparto sotto i parametri indicati bisognerà vedere perchè non ha ottenuto gli esiti indicati: non è detto che dipenda solo dal primario. E comunque di queste figure c’è già carenza, soprattutto sul territorio, il che va a discapito dei malati, privati dei relativi servizi».
La mancanza di personale si allarga al comparto. «I primari le loro responsabilità se le sono sempre assunte — assicura Luigi Dal Sasso, segretario regionale della Cimo (ospedalieri) — il punto è che le schede hanno tenuto aperti troppi ospedali e reparti, perchè per chiuderli ci vuole forza politica. Ma per mantenerli operativi bisogna metterli nelle condizioni di funzionare, garantendo medici e infermieri a sufficienza. Oggi è giusto e inevitabile venire valutati sulla qualità del servizio e sui risultati, che noi traduciamo nel numero di persone guarite. Niente in contrario su tutto ciò, ma ci piacerebbe che fossero rese pubbliche anche le schede di dotazione del personale, perchè non vorremmo che un domani si usasse la presunta incapacità di un primario per giustificare ai sindaci la chiusura di un reparto lasciato aperto dalla politica ma senza il personale sufficiente a garantire l’efficienza».
Si sofferma invece sui parametri ministeriali Cittadinanzattiva, che in Veneto ha aperto una ventina di sportelli del Tribunale del Malato. «A noi interessa poco se una chirurgia raggiunga un tot di interventi o una Ginecologia stia sotto una determinata percentuale di cesarei — osserva il presidente regionale Umberto Iazzetta — l’importante sono la qualità e l’umanità dell’assistenza. La maggioranza delle lamentele che ci presentano i malati riguardano il poco tempo loro dedicato dai medici e le scarse informazioni sul quadro clinico, soprattutto nelle Oncologie».
Corriere del Veneto – 21 novembre 2013