Dal tritacarne della crisi le catene commerciali ne escono molto provate ma c’è anche chi ne ha approfittato per arrotondare le quote di mercato (magari solo rubando soci ad altre centrali) e guadagnare terreno sui concorrenti.
Dalle rilevazioni Iri di gennaio 2016-13 emerge che VéGé (+2,1 punti dal gennaio 2013/16), Selex (+1,5), Esselunga (+1,4) e Conad (+1,2) sono le principali insegne che hanno aumentato le quote di mercato mentre Sigma (-1,6 punti), Auchan e Sisa (-1) e Carrefour e Despar (-0,8) hanno perso di più. Il leader di mercato Coop ha contenuto le perdite (-0,1) e così il big degli ipermercati Finiper e Pam (-0,4). Nel 2015 le vendite nella grande distribuzione sono cresciute del 2,6% a 60,7 miliardi. Hanno guadagnato tutti i canali (+4,5% i super, +0,6% le superette e +1,1% i discount) eccetto gli iper: -1,1%.
In dettaglio, Iri sottolinea che VéGé ha acquisito i Cedi F.lli Arena e Multicedi usciti da Sigma, Conad si è rafforzata nei super, Selex è cresciuta sia nei super che negli iper (anche con l’arrivo del Gigante) mentre Coop Italia è arretrata per il calo dei super; Auchan ha mantenuto il numero dei punti vendita, ma ha perso fette di mercato; Carrefour si è liberata della rete del Sud ma nel 2015 è tornata a crescere; ridimensionata la rete Sigma mentre Sisa è stata penalizzata dalla crisi di Cedi Sisa Centro Nord poi scivolata in concordato preventivo in continuità.
«In meno di due anni abbiamo più che raddoppiato il fatturato a 5,4 miliardi – osserva Giorgio Santambrogio, ad del gruppo VéGé – e i punti vendita sono balzati da 1.470 a 2.432. Qual è la ricetta? Semplice: la trasparenza. Per esempio, i bonus dei fornitori non transitano dalla sede ma vanno direttamente alle imprese. Inoltre alla VéGé vige la certezza dei costi che sono mediamente bassi e con servizi tecnologici di buon livello».
La rete commerciale VéGé è concentrata per il 70% al Sud, un’area del Paese che ha vissuto una crisi più dura e dove solo la flessibilità delle piccole superfici ha permesso di uscirne meno peggio. Da dove arrivano i nuovi associati? «Soprattutto da C3 e Sigma – spiega Santambrogio – ma ora basta con le guerre di parrocchia, è tempo di valorizzare le insegne».
Diversa la musica in casa Coop. «Ci siamo concentrati molto sulla razionalizzazione della rete – esordisce Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – e meno sullo sviluppo. Alcuni ipermercati sono diventati dei superstore». La galassia Coop è presente in tutt’Italia e, ancora oggi, alcune cooperative, quelle più robuste come Alleanza Coop 3.0, sono coinvolte nel salvataggio di pezzi di reti del Sud che fanno capo ad altre cooperative. «Oggi siamo molto impegnati – aggiunge Pedroni – nel definire i contenuti dei punti vendita: lavorare sul valore, sull’offerta, sui nostri marchi e sull’idea stessa di negozio: per esempio, quella di Expo fa parte di un progetto più ampio». Poi Pedroni lascia intendere un’accelerazione del programma delle private label. «Nei prossimi mesi – conclude – presenteremo un progetto di ulteriore forte evoluzione del nostro marchio. Oggi siamo al 27% ma le potenzialità di crescita sono consistenti».
Emanuele Scarci – Il Sole 24 Ore – 4 maggio 2016