Due ricorsi al tribunale amministrativo regionale. A depositarli il Sivemp Veneto, sindacato dei veterinari di medicina pubblica. Il primo chiede l’annullamento della delibera della giunta regionale numero 975 di giugno (consultabile sul Bur del Veneto al link http://bit.ly/17v38Lz), che interviene sull’organizzazione delle Ulss, dettando le linee guida per l’organizzazione del Dipartimento di prevenzione, da cui dipendono anche i servizi veterinari pubblici.
«Il testo», spiega Roberto Poggiani, segretario scaligero del sindacato regionale, «svilisce il ruolo dei servizi veterinari nelle aziende sanitarie, decapitandoli, privandoli di autonomia e intaccandone, di conseguenza, efficienza e operatività. Il provvedimento impugnato mette a rischio i livelli della sicurezza alimentare e della sanità pubblica, oltre che le legittime aspettative di carriera dei veterinari dipendenti». Il ricorso evidenzia, tra l’altro, come la giunta non abbia acquisito, in via preventiva, il parere degli organismi indicati dal Piano socio sanitario regionale e disattenda il decreto Balduzzi. Quest’ultima fonte normativa stabilisce che le strutture veterinarie debbano essere autonome, dotate di risorse economiche proprie e qualificate almeno come strutture complesse.
La giunta regionale ha invece proseguito nella «sottovalutazione dei servizi veterinari», osserva Poggiani, «che si tradurrà inevitabilmente nello scadimento dei servizi mantenuto su livelli di eccellenza, grazie alla capacità di lavoro dimostrata dai colleghi in servizio, con ripercussioni anche sul valore delle produzioni agroalimentari in cui la regione è leader».
«La partita che la veterinaria pubblica veneta si trova davanti è decisiva» aggiungono dal sindacato, «La Regione, ad esempio, è arrivata al punto di escludere i rappresentanti degli ordini dei veterinari persino dalla commissione Ecm, che vigila sulla formazione continua in medicina».
L’altro fronte su cui il Sivemp è impegnato è quello della tutela dei veterinari precari convenzionati, con l’impugnazione delle Dgr numero 47 (http://bit.ly/1bGkstC) e numero 2707 (http://bit.ly/1bGkJNl) del 2012 e delle conseguenti graduatorie provinciali. «In questo caso la Regione ha applicato l’Accordo collettivo nazionale della medicina specialistica del 2005 con 5 anni di ritardo, ma, nel farlo, ha svantaggiato i veterinari che hanno prestato servizio in Veneto, non riconoscendo loro alcun punteggio per l’anzianità di servizio maturata fuori accordo. Così», precisa Poggiani, «i veterinari veneti si vedono scavalcati da colleghi che hanno prestato servizio in regioni in cui l’Acn era applicato».
Va.Za. – L’Arena – 1 novembre 2013