Vietate le Frecce: 32 ore da Torino a Palermo. Sempre più difficile per i proprietari di animali viaggiare sui treni a lunga percorrenza. I vincoli dall’11 dicembre. l’Enpa: situazione assurda
Attraversare l’Italia in treno con un cane al seguito già oggi non è particolarmente agevole. A partire dall’11 dicembre, a meno che l’amico quattrozampe non sia un chihuahua o un maltesino toy, sarà praticamente impossibile. Entra infatti in vigore il nuovo orario invernale di Trenitalia da cui spariranno molti degli attuali convogli di classe Intercity e Intercity Notte. Che sono poi gli unici, assieme agli espressi e ai treni regionali, su cui sono ammessi i «pet», perlomeno quelli non così piccoli da poter viaggiare in una gabbietta di 70x50x30 centimetri, che invece sono i benvenuti e neppure pagano il biglietto. Ma già un cocker, per dire, ovvero un cane tutt’altro che ingombrante, avrebbe serie difficoltà a stare chiuso per ore nello spazio angusto di quel genere di trasportino.
L’INCHIESTA ENPA – I proprietari di cani non particolarmente minuti dovranno dunque prepararsi a ripiegare sull’auto, considerando che anche gli spostamenti in aereo comportano per i loro amici serie controindicazioni, come il viaggio in stiva pressurizzata, sconsigliato dalla maggior parte dei veterinari. Oppure, come ha messo in evidenza una ricerca condotta il 1° dicembre dall’Enpa immedesimandosi nell’utente che deve prenotare un viaggio di lunga percorrenza per sè e per il proprio compagno scodinzolante (la data ipotetica scelta è l’11 gennaio), rassegnarsi a combinazioni improbabili, con più cambi e tempi da esodo biblico. Un esempio? Per un Torino-Palermo sono disponibili due opzioni: la prima con un solo cambio e una durata di 32 ore e 22 minuti; la seconda con due cambi e una durata di 27 ore e 55 minuti. Chi viaggia senza animali al seguito può invece optare anche per le soluzioni che prevedono una o più tratte con convogli di tipo Eurostar/Freccia (Frecciarossa, Frecciabianca, Frecciargento) arrivando a compiere lo stesso tragitto in 16 ore e 35 minuti, praticamente la metà del tempo.
«IMPEGNI DISATTESI» – «E’ una situazione non degna di un Paese civile – tuona Carla Rocchi, presidente dell’Enpa -. L’ad delle Fs, Mauro Moretti, si era personalmente impegnato con noi e coni il precedente governo a garantire ai proprietari di animali la possibilità di viaggiare con Trenitalia. Forse si è rimangiato la parola. Le limitazioni già oggi in vigore sono penalizzanti per chi si muove con un cane al seguito; quello che accadrà tra qualche giorno sarà la violazione di un diritto fondamentale, la libertà di circolare sul territorio nazionale. Il regolamento va modificato. Se le cose non cambieranno siamo pronti a portare la questione fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo».
«COLPA DEI TAGLI» – Trenitalia, dal canto suo, fa notare che quello attualmente on line è un orario ancora parziale e che in ogni caso non c’è alcuna scelta commerciale dietro alla riduzione dei treni accessibili ai pet. «Semplicemente – spiegano all’ufficio stampa – gli intercity sono coperti dai contributi statali. E i tagli effettuati dal governo comportano l’impossibilità di garantire lo stesso numero di convogli. Che questo porti a minori possibilità di viaggiare con il proprio cane è una conseguenza possibile, ma non voluta da noi». L’alta velocità, invece, è coperta direttamente dal mercato. E quanto al regolamento, dicono a Trenitalia, non ci sono variazioni in vista: «Dobbiamo tenere conto delle richieste della nostra clientela. E la maggior parte di chi viaggia sulle Frecce ha espresso il desiderio di non condividere il viaggio con animali».
«COPIAMO L’EUROPA» – Una posizione che non convince l’Enpa: «Queste regole penalizzano anche il turismo perché molti stranieri, abbiamo le lettere che lo confermano, rinunciano a visitare l’Italia perché una volta arrivati al confine viaggiando su convogli francesi o svizzeri rischiano poi di non poter più proseguire – dice ancora Carla Rocchi -. In Europa i proprietari di animali non incontrano gli stessi problemi, solo la Spagna è messa peggio di noi. Non bisogna inventarsi grandi cose, basterebbe copiare da chi una soluzione l’ha già trovata».
Corriere.it – 2 dicembre 2011