Maurizio Tropeano. Il biologico italiano continua a crescere e a produrre reddito per gli agricoltori. Proprio il suo successo, però, rischia di diventare il suo tallone d’Achille perché potrebbe attirare furbetti ed agro-pirati. I pericoli arrivano soprattutto dalle importazioni dai paesi dell’est e così Federbio ha deciso di mettere in campo, a partire da febbraio, un sistema di tracciabiità elettronica dalla produzione fino alla vendita: «Lanceremo una piattaforma su cereali, granaglie e materie prime per i mangimi, i settori più a rischio frodi, e poi passeremo all’olio d’oliva», spiega il presidente Paolo Carnemolla.
Il giro d’affari
A febbraio si conosceranno i dati definitivi della campagna 2014 ma le stime di FederBio indicano un giro d’affari di 2,6 miliardi, in crescita dell’8% sull 2013. Un incremento costante che parte dal lontano: «Dal 2008 – spiega Carnemolla – il settore biologico, in totale controtendenza rispetto al resto dell’agroalimentare, continua a crescere e abbiamo previsioni che continuerà. E i valori saranno anche più elevati sui mercati stranieri in particolare in Europa, soprattutto Germania, Stati Uniti e Asia».
Il peso del clima
Certo ci si sono categorie che vanno meglio delle altre. L’ortofrutta, nell’anno appena trascorso, ha perso circa il 2,5% di fatturato nella grande distribuzione (dato che incide per un significativo 10% sull’andamento delle vendite). Un risultato sul quale influiscono l’andamento stagionale e le scelte di vendita. Ha pesato «l’anno pessimo sul fronte dell’andamento climatico ma rimane il fatto che l’assortimento è molto ridotto», spiega il presidente di FederBio. Oltretutto, le politiche di vendita, con prodotti solo confezionati e poche categorie merceologiche, «incidono anche sui prezzi» perché «l’imballaggio ha un costo e i volumi limitati sono indice di costi fissi elevati» che pesano su quello finale del prodotto, sottolinea. Per le altre categorie di prodotto, buoni risultati si registrano per biscotti (+14%), passate e polpe di pomodoro (+14.1%) e baby food (+20%). Bene anche i vini.
Dov’è il mercato
Ma il mercato potrebbe allargarsi ancora. Secondo FederBio, infatti, «le indagini dicono che più del 30% dei consumatori sarebbe intenzionato ad acquistare prodotti biologici ma da Firenze in giù e molto difficile trovarne nella rete vendita. Il consumo è fortemente concentrato al Centro nord, per non dire al Nord».
Il settore, insomma, ha potenzialità enormi e questo «aumenta il rischio di frodi perché c’è sempre meno offerta del prodotto made in Italy perchè la conversione da tradizionale a biologico richiede almeno due anni di tempo». E in questa fase di transizione si corre il rischio che si usino prodotti importati, soprattutto dall’Est: «Noi – spiega il leader di FederBio – abbiamo chiesto normative più stringenti e nello stesso tempo abbiamo aumentato i nostri controlli». Già oggi esiste un doppio sistema di certificazione del processo che ogni hanno effettua 90 mila controlli a «fronte dei circa 100 mila che vengono effettuati nell’agricoltura tradizionale». Le segnalazioni di «non conformità sono il 3%, la metà di quella rivelata nei controlli sui prodotti tipici», sottolinea Carnemolla. E a «febbraio debutterà il sistema di tracciabilità informatica su produzione, vendita e rese».
La Stampa – 11 gennaio 2015