Monte Baldo. Gli interventi di dissuasione, dai proiettili di gomma alle squadre cinofile, non hanno sortito effetti. Pacher al ministero dell’Ambiente Calderola: «Ha predato degli ovini divorandoli davanti ad alcune persone. Ha troppa confidenza»
Monte Baldo. E adesso l’orsetto del Baldo finisce sul banco del Ministero dell’Ambiente e rischia di essere catturato e allontanato dal «Paterno Monte». Ieri il presidente della Provincia autonoma di Trento Alberto Pacher è stato a Roma per incontrare i dirigenti del Ministero dell’ambiente. Ha spiegato loro la situazione creata nella zona del Baldo dalla presenza del giovane orso bruno M11 di 2 anni e mezzo, i cui comportamenti troppo confidenti destano allarme. I dirigenti hanno manifestato grande attenzione per le preoccupazione della Provincia autonoma di Trento, decisa a garantire la sicurezza pubblica, che ha fornito loro un dossier sul documento del Servizio foreste e fauna che riassume la situazione riguardante M11. È proprio questo settore che segue la gestione dell’orso, dopo la conclusione del progetto Life Ursus che ha portato a conservare la naturale presenza dell’orso sul Baldo introducendo capi dalla Slovenia, che oggi, sulla base dell’ultimo monitoraggio genetico, sarebbero 43. La situazione è nota anche alla Regione Veneto, i cui uffici sono sempre a stretto contatto con quelli della Provincia Autonoma di Trento, aree confinanti, per cui l’orso può giungere, come ha già fatto l’anno scorso, nella nostra provincia dove è arrivato a Novezza, a Ferrara di Monte Baldo, lasciandosi, come sempre, tranquillamente fotografare. Ma oggi le cose sono cambiate. Precisa Sonia Calderola, responsabile dell’ufficio pianificazione faunistico venatoria referente della Regione per i grandi carnivori: «Fino all’anno scorso M11 aveva manifestato comportamenti solo confidenti. Si faceva vedere nelle ore diurne, avvicinava situazioni antropizzate. Questo destava preoccupazione, ma tale preoccupazione si è acuita dopo che il giovane orso, ha predato alcuni ovini a Brentonico, a San Valentino in località Bucaneve, accanto ad un impianto di risalita invernale». Il problema maggiore», continua, «è dato dal fatto che, dopo la predazione, l’animale ha consumato le sue prede senza nascondersi e in orari diurni, fatto anomalo in quanto solitamente gli orsi predano e si cibano delle proprie vittime di notte. Lui, invece, ha predato in presenza di persone, una confidenza esagerata che, di per sé, è un campanello d’allarme che potrebbe sfociare in situazioni pericolose sia per l’animale sia per l’uomo». Per questo la Provincia Autonoma di Trento, che lo tiene costantemente monitorato, ha messo in atto gli interventi di dissuasione previsti dal Pacobace, il Piano di azione per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro orientali (Pacobace), provando a spaventarlo con proiettili di gomma e intervenendo con squadre cinofile antiorso. «Tuttavia, e questo è ancora più preoccupante», afferma Sonia Calderola, «l’animale è risultato finora refrattario a questi interventi di dissuasione, segno che sarà difficilmente recuperabile, ovvero sarà difficile condizionarlo alla naturale diffidenza nei confronti dell’uomo». La richiesta della Provincia, è di poter attivare immediatamente le operazioni di cattura per mettere il radio-collare, che potrebbero preludere a una eventuale rimozione. Questa è l’azione estrema prevista dal Pacobace in caso di orsi problematici, stante appunto la natura particolare dell’animale. La Provincia confida in una rapida risposta per poter gestire al meglio questa emergenza. Quando si parla di cattura e rimozione la cosa più probabile è che l’animale sia chiuso in un recinto di larghe dimensioni in un bosco.
l’Arena – 29 maggio 2013