Ci sono 18.800 camici bianchi e 28.800 infermieri in più rispetto al target. Spendiamo per la salute il 24% in meno dell’Europa a 14, le famiglie si impoveriscono e nelle regioni canaglia sotto commissariamento (o quasi) gli italiani pagano sempre di più di tasca propria tra ticket e super addizionali.
Mentre le risorse per la ricerca sanitaria sono pressoché tutte private e intanto perfino la farmaceutica ha lasciato per strada 20mila dipendenti in dieci anni e solo l’anno scorso ha perso il 5% di aziende. Non sono esattamente numeri da vantare, anche sotto differenti profili, quelli della sanità pubblica italiana. Anche se un primato, a quanto pare, lo deteniamo: l’eccesso di medici e di infermieri. Ben 18.800 camici bianchi e dentisti in più e addirittura 28.800 infermieri in esubero rispetto ai posti letto, dopo la potatura praticata ormai da anni negli ospedali.
Non sono di sicuro cifre che faranno piacere alle categorie della sanità quelle presentate ieri dal Ceis dell’Università Tor Vergata di Roma nel nono «Rapporto sanità». Cifre scomode, tanto più dopo anni di blocco dei contratti, pensionamenti, blocchi del turn over e impiego massiccio di precari per tappare le falle nelle corsie. Numeri che sembrerebbero non tornare davanti alle dure prese di posizione dei sindacati. E che potrebbero creare qualche malumore aggiuntivo, se possibile, in vista di una legge di stabilità che sarà sparagnina, a dir poco, col Ssn, dopo la tempesta imperfetta della spending review.
Eppure lo studio illustrato ieri a Roma non esita a dare i numeri degli esuberi – che definisce «potenziali» – dei dipendenti medici e non del Ssn. A causa del taglio dei posti letto della spending, sia chiaro. Secondo il rapporto, che ha per riferimento le dotazioni organiche ospedaliere regionali e che considera come target gli indicatori delle regioni più virtuose (le prime tre con meno infermieri per posto letto e le 5 migliori nel rapporto medici/infermieri), emerge un quadro di organici non esattamente «omogeneamente distribuiti». Ne vengono fuori così scostamenti dal target «decisamente rilevanti»: fino al 25% nelle regioni del centro Italia per gli infermieri; e oltre il 30% per medici e dentisti, con la punta del 34% ancora nelle Regioni del centro del Paese.
Ma sia chiaro: neppure il Nord la fa franca, tanto che dovrebbe ridurre del 13% gli infermieri e del 14% i dottori. Insomma: 28.800 infermieri potenzialmente in esubero e 18.800 medici in più, fotografando la realtà al 2010, dunque «senza tenere conto degli ulteriori tagli di posti letto della spending review». Con valori regionali che oscillano dai 5.632 infermieri in più in Lombardia ai 2.222 del Piemonte e ancora su oltre 4mila nel Lazio e 3.800 in Campania. E ancora in Campania (2.869), Lazio (2.754) e Sicilia (2.260) ci sarebbe il maggior esubero di medici. E se le lame della spending tagliassero ancora? «La forbice di esuberi – conclude il rapporto – si allargherebbe».
Il Sole 24 Ore – 27 settembre 2013