Da Repubblica. Se potessimo osservare la Terra che ruota, vedremmo una trottola che oscilla e sobbalza. A questi barcollamenti naturali, ha appena scoperto la Nasa, si aggiungono anche quelli “artificiali” causati dal riscaldamento climatico. I ghiacci che si sciolgono ai poli e le falde idriche che si impoveriscono sulla terraferma cambiano infatti la distribuzione delle masse sul pianeta, alterando la rotazione della Terra così come alzare un braccio o una gamba altera la rotazione di un pattinatore.
Il nuovo sobbalzo “climatico” fa leggermente variare l’inclinazione dell’asse terrestre. Provocando dunque uno spostamento del polo nord geografico, che per tutto il ventesimo secolo ha migrato a passi piccolissimi verso il Canada, ma a partire dal 2003 ha invertito la rotta e accelerato, percorrendo circa 17 centimetri all’anno in direzione della Gran Bretagna. «Non rischiamo nessun ribaltamento» tranquillizza Giuliano Brancolini, ricercatore associato dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste (Ogs). «La Terra ha una sua inerzia. È come una bicicletta che mantiene l’equilibrio proprio perché è in movimento. La migrazione dei poli non continuerà all’infinito, anche perché i fattori che influenzano l’inclinazione dell’asse terrestre sono numerosi. Ci sono perfino i terremoti molto forti, le eruzioni vulcaniche e lo spostamento delle placche». Surendra Adhikari, il ricercatore della Nasa che ha pubblicato la sua ricerca su
Science Advances, conferma che «il cambiamento è sensibile, ancorché non pericoloso». Lo spostamento è sufficiente a ridurre l’accuratezza di un gps.
Adhikari e il suo collega Eirk Ivins hanno usato i dati del satellite Grace, capace di misurare la distribuzione delle masse sul pianeta, dal 2003 a oggi. E si sono accorti che gli spostamenti delle acque erano perfettamente, o quasi, in grado di spiegare la misteriosa migrazione del polo nord verso l’Europa, notata a partire dagli anni duemila. Ogni anno, infatti, dalla Groenlandia si sciolgono 278 trilioni di chili all’anno di ghiaccio. Pari, spiega Ivins, «al carico di un miliardo di camion». Dall’Antartide occidentale si perdono ogni anno 172 trilioni di chili, riguadagnati solo in parte nell’Antartide orientale (80 trilioni di chili) dove recentemente le nevicate sono aumentate.
Lo scioglimento dei ghiacci, da solo, non basta però a spiegare la migrazione verso l’Europa del polo nord. I ricercatori della Nasa hanno trovato il tassello mancante nel depauperamento delle risorse idriche sulla terraferma. La siccità – causata sempre dal cambiamento del clima e l’eccessivo sfruttamento delle falde fanno perdere ai continenti ben 530 trilioni di chili di acqua all’anno, soprattutto nel subcontinente indiano e nella zona del Mar Caspio, provocando l’innalzamento dei mari di un millimetro e mezzo all’anno.
Sembrerebbero numeri piccoli, in rapporto alla grandezza della Terra. «Ma per quanto riguarda il ghiaccio – spiega Laura De Santis, geologa dell’Ogs – si tratta di milioni di chilometri cubi concentrati in un’area limitata rispetto all’intero pianeta. L’Antartide ci sembra remoto, ma lo spessore della sua calotta glaciale raggiunge i 3 chilometri. Se si squagliasse completamente farebbe alzare il livello dei mari di circa 60 metri».
Repubblica – 10 aprile 2016