Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera il Def, Documento di economia e finanza, cioè il piano di finanza pubblica per i prossimi tre anni che ora viene inviato al Parlamento e alla Commissione europea. Il Def, che contiene anche il Pnr, cioè il Piano nazionale di riforme, non è un provvedimento di legge ma un documento programmatico che definisce la cornice e gli obiettivi entro i quali si muoverà la legge di Stabilità per il 2016 che verrà presentata dal governo a ottobre.
Grazie al miglioramento della congiuntura internazionale e alla riforme messe in campo, spiega il governo nel Def, il Prodotto interno lordo riprenderà a crescere (0,7% nel 2015, 1,4% nel 2016 e 1,5% nel 2017), il deficit scenderà, mantenendosi ben sotto il tetto del 3% del Pil e comincerà a diminuire anche il debito pubblico. Più a rilento migliorerà la disoccupazione: dal 12,3% di quest’anno all’11,7% del 2016.
Assistenza sociale più equa Stretta sulle pensioni di invalidità
«Per quanto riguarda la spesa sociale, proseguirà la razionalizzazione della spesa per invalidità finalizzata ad eliminare differenze interregionali e intraregionali non giustificate e sarà sviluppato un nuovo modello di assistenza sociale più equo, che ottimizzi il coordinamento tra gli enti preposti (Inps, Comuni, Asl)». Questo passaggio del Def portato ieri in Consiglio dei ministri annuncia una stretta sulle pensioni di invalidità. Giustificata, secondo il governo, dai dati diffusi dall’Istat. Al Sud le pensioni agli invalidi civili sono quasi un quarto (il 23%) dei trattamenti Inps erogati nell’area, una percentuale doppia rispetto a quella del Nord (11,3%).
Revisione delle detrazioni fiscali I criteri di esigenza sociale
Verranno riviste le agevolazioni fiscali. Dice il Def: «In attuazione della legge delega sarà adottato un decreto delegato che preveda la redazione da parte del governo di un rapporto annuale sulle detrazioni fiscali da allegare al disegno di legge di bilancio. Tale rapporto dovrà identificare le detrazioni non giustificate da esigenze sociali o economiche o che costituiscono una duplicazione al fine di eliminarle o riformarle, salvaguardando tuttavia la tutela dei redditi da lavoro dipendente e autonomo, dei redditi di imprese minori e dei redditi di pensione, della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate».
La riforma dei ticket sanitari contro gli abusi degli evasori
Il Documento di economia e finanza prevede anche una riforma dei ticket sanitari, come stabilito nel patto per la Salute concluso con le Regioni. «È stata programmata la revisione del sistema di compartecipazione del cittadino al finanziamento delle prestazioni sanitarie, attraverso l’introduzione di nuovi criteri che, a parità di gettito complessivo, tengano conto della condizione economica e della composizione del nucleo familiare». Attraverso il nuovo Isee, indicatore della condizione economica, il governo punta a ridurre gli abusi, cioè l’area degli evasori fiscali che proprio in quanto tali risultano beneficiari dell’esenzione dal ticket.
Bonus. Il rinvio per le liti sui risparmi «Più risorse per il welfare»
Riviste le tabelle dei fondi per le infrastrutture, il nodo delle riforme
Sembra quasi un copione già scritto, quello del «tesoretto» che spunta dai conti e che, secondo fonti di palazzo, «potrebbe essere destinato alle classi meno abbienti». E un poco lo è. Lo schema dei tecnici ministeriali chiamati a trovare un po’ di spazio nella rigidità dei conti pubblici per permettere al governo di fare opera di redistribuzione è lo stesso di un anno fa, quando per la prima volta s’infransero le regole di bilancio per varare una manovra «espansiva», andando a sforare il famoso tetto del 3% del rapporto deficit/Pil.
Questa volta le cifre sono più contenute: qualcosa come 1,5-1,6 miliardi, liberati riprogrammando il deficit del 2015 al 2,6% , anziché al livello cui naturalmente tenderebbe: il 2,5%. Un meccanismo che già martedì scorso era emerso dalla lettura dei numeri del Def diffusi dal Tesoro.
Ieri però quel gruzzolo sarebbe finito in mezzo alle discussioni del Consiglio dei ministri del mattino tra chi, come il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, chiedeva uno sforzo maggiore in termini di risorse, rispetto al testo proposto dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, «per evitare tagli o consentire alcune spese» e chi chiedeva che quel «tesoretto» venisse destinato a un impiego «sociale». Per evitare che l’approvazione del Def slittasse un’altra volta o addirittura avvenisse «salvo intese», cioè in via provvisoria, la riunione del Consiglio dei ministri è stata aggiornata alle 20. Intanto la questione «tesoretto» emergeva da alcune indiscrezioni di palazzo. «Il governo sta decidendo cosa farne» era la voce raccolta dalle agenzie (nel Def è scritto che «sarà utilizzato per rafforzare l’attivazione delle riforme strutturali»).
Tanto bastava per innescare una corsa all’impiego del «tesoretto»: così se Gianni Cuperlo (Pd) ne reclamava l’uso per «quella fascia di popolazione che vive in condizioni di deprivazione sociale e di povertà assoluta», il capogruppo pd, Roberto Speranza, suggeriva «una misura universale di contrasto alla povertà». In un crescendo che è parso destinato a «spingere» il governo ad adottare una misura «sociale» come l’estensione degli 80 euro agli incapienti, in linea con le richieste di quella sinistra del Pd che lo sta facendo tribolare sulla legge elettorale. Oppure la concessione di un assegno «popolare» o di «inclusione» per i poveri, caro al M5S e alla minoranza pd legata a Pippo Civati. Tutto questo mentre il centrodestra bollava l’iniziativa del governo come una «manovra elettorale». Intanto il Def veniva sottoposto a rifinitura, con una nuova versione delle tabelle presentate dal ministero delle Infrastrutture. Ma anche, pare, con una versione dei tagli a Regioni e enti locali più edulcorata, in linea con le richieste dei sindaci incontrati giovedì da Renzi. E con quelle delle Regioni. Richieste che farebbero il paio con quelle dei ministeri (emerse nel Consiglio dei ministri del mattino), particolarmente colpiti dalla nuova spending review .
Antonella Baccaro – Il Corriere della Sera – 11 aprile 2015