Un decreto legge per mettere ordine nei fondi pubblici destinati ai partiti. Dopo l’ennesimo scandalo sull’utilizzo improprio e truffaldino delle risorse messe a disposizione della politica, esploso in questi giorni con il caso Lazio, non è da escludere che il Governo possa intervenire direttamente.
E quanto riporta l’Agi, secondo cui l’Esecutivo sarebbe pronto a sostenere un provvedimento d’urgenza assieme alle forze politiche della maggioranza sulla destinazione dei rimborsi elettorali. La strada sarebbe quella già tracciata dal rapporto messo a punto dall’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato. Il problema a questo punto non sta infatti solo nella quantificazione delle risorse ma anche e soprattutto nel controllo del loro utilizzo attraverso, ad esempio, la certificazione dei singoli capitoli di spesa dai volantini ai filmati, dagli opuscoli alle manifestazioni elettorali. La sforbiciata ai fondi decisa nei mesi scorsi andrebbe dunque accompagnata da una regolamentazione più severa e puntuale sulla gestione e il controllo delle risorse. La legge approvata a luglio ha infatti già dimezzato le risorse destinate alle forze politiche (da 182 a 91 milioni) di cui il 70% provenienti direttamente dallo Stato mentre il restante 3o in cofinanziamento con privati. Ora sarebbe allo studio anche un ulteriore sistema di controllo per quanto riguarda i trasferimenti a livello regionale, che verrebbero condizionati alla certificazione preventiva dei bilanci anche a livello locale. La stretta coinvolgerebbe anche i fondi destinati ai giornali di partito, che non verrebbero più assegnati direttamente alle testate ma rientrebbero nel finanziamento delle singole forze politiche.
Qualunque intervento comunque verrà prima discusso dal governo con la maggioranza. In una materia come questa è infatti improbabile che un governo tecnico possa intervenire direttamente per decreto. E possibile però che lo scandalo esploso nel Pdl della regione Lazio imponga alle forze politiche un surplus di iniziativa che potrebbe trasformarsi in un provvedimento d’urgenza del governo. Ma è un’ipotesi che deve fare i conti anche con le difficoltà del momento. Il mancato accordo sulla legge elettorale e l’avvicinarsi della scadenza del voto rende infatti assai più arduo il confronto tra i partiti della maggioranza. Molto dipenderà anche da come evolverà l’inchiesta aperta a Roma e dalle ripercussioni interne ai partiti. La gestione dei fondi destinati alla politica è infatti diventata anche l’occasione per vere e proprie guerre tra fazioni dello stesso partito. Basti pensare che il caso Lazio ha diversi punti in comune con quello che ha visto protagoniste la Lega di Umberto Bossi o la Margherita dell’ex tesoriere Luigi Lusi.
Il Sole 24 Ore – 18 settembre 2012