Stato di allerta preagostano al Tesoro sui conti pubblici. Due gli elementi che si stanno sommando in queste ultime ore e richiedono un’opera di monitoraggio: Pil ed enti locali.
Il primo elemento di attenzione è la crescita: lo 0,3% stimato dall’Fmi per quest’anno rappresenta un calo di mezzo punto rispetto alle previsioni del governo che sono state calibrate sullo 0,8%. I tecnici valutano che in termini di deficit mancherebbero all’appello 4 miliardi, calcolati come automatici per la conseguente caduta del gettito fiscale. Il problema incide direttamente sul rapporto deficit-Pil, che comunque il governo si è impegnato a tenere sotto la fatidica soglia del 3%. L’unica carta da giocare è quella dello spread: in effetti i conti per quest’anno, prudenzialmente, sono stati fatti considerando quota 200 e visto che siamo intorno a 150-160 il governo nell’Assestamento di bilancio ha ridotto lo stanziamento per la spesa per interessi, facendo emergere 3 miliardi che potranno essere utili all’obiettivo del pareggio dei conti.
Il secondo motivo di preoccupazione è il seguente: i tagli di circa 1.320 milioni attesi per quest’anno dagli enti locali a copertura del decreto sul bonus Irpef da 80 euro, ancora non sono completamente nelle casse dello Stato. Secondo la Ragioneria dello Stato il quadro definitivo si potrà fare entro la fine del mese. Mentre le Regioni avrebbero già fornito certezze sui propri 500 milioni, i Comuni generano maggiore apprensione: i sindaci dovrebbero versare quest’anno 375,6 milioni a seguito di risparmi sulla spesa per beni e servizi, autovetture, incarichi di consulenza, studio, ricerca e collaborazioni. Proprio ieri scadeva il termine entro il quale i Comuni avrebbero dovuto inviare al Viminale i dati sui consumi intermedi oggetto dei tagli. L’alternativa per chi non ha fatto i risparmi è quella di aumentare le tasse, ma ciò non risolve evidentemente il problema.
La questione dei conti pubblici resta in primo piano anche per una posta di bilancio “dormiente” di 1,4 miliardi scovata dal Movimento Cinque Stelle: la tabella è la numero 4534 del ministero relativa al bilancio del ministero del Lavoro e riguarda le risorse destinate dalla legge per il pensionamento anticipato dei lavoratori soggetti ad attività usuranti. Si tratta naturalmente di una norma sacro- santa, ma non è stata finora utilizzata tant’è che tra residui degli anni passati e nuove risorse di quest’anno ci sono per l’appunto 1,4 miliardi immediatamente spendibili. M5S, con Davide Tripedi, hanno presentato una proposta di legge per indirizzare le risorse ai prepensionamenti dei lavoratori edili. Ma c’è da chiedersi — come fa una proposta di risoluzione presentata in Commissione Bilancio — perchè questo fondo si sia dimostrato uno stanziamento inefficiente, in quanto sono state immesse risorse che non vengono poi spese. Sicuramente ci saranno motivazioni che riguardano la crisi economica che ha spinto alcune categorie di lavoratori, sebbene usurati, a rimanere al lavoro oppure c’è stata poca promozione dello strumento.
Sui conti pubblici alza il tiro anche il centrodestra: «Le stime dell’Fmi – sottolinea il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta – fanno saltare l’impalcatura dei conti italiani». Ed aggiunge: «La manovra in autunno, alla luce dei dati disponibili, non potrà che essere di almeno 30 miliardi, con tutte le conseguenze depressive sulla già depressa domanda».
Repubblica.it – 26 luglio 2014

