
Il ministro Franco gela Zaia sul Pnrr: «Non lo smantelliamo. non si cambia per energia e guerra». Brunetta media, il presidente insiste: si può fare
Un appassionante match in punta di fioretto si è disputato ieri nel nuovissimo auditorium Generali alle Procuratie vecchie, in piazza San Marco, a Venezia. Ad affrontarsi sono stati il titolare del Mef, Daniele Franco e il presidente della Regione, Luca Zaia. Tema: la possibile revisione del Pnrr alla luce degli ultimi eventi, dalla guerra in Ucraina all’emergenza energetica. L’occasione era imperdibile: la tappa veneta del road show di presentazione del Pnrr che, da mesi, impegna Italia Domani, la struttura della Presidenza del Consiglio. Alfiere di una revisione a tutto campo è Zaia che, nelle ultime settimane, l’ha ribadito in più occasioni.
Seduto accanto a Zaia c’è il ministro bellunese Franco, unico, a differenza dei colleghi Maria Crisina Messa (Università) e Renato Brunetta (Pubblica amministrazione) e del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro a sottrarsi alle domande dei cronisti. Il ministro parla, però, dal palco. E non le manda a dire. Anzi, prende il toro per le corna dicendo: «Molti chiedono se si debba cambiare il Pnrr per il caro energia e la guerra. Secondo me no, perché i motivi per cui l’Europa si è data questo piano non sono cambiati». Una doccia gelata sulle istanze riformiste del Veneto che pure viene elogiato dai tre ministri come «modello da esportare in altre regioni quanto a organizzazione delle proposte e dei progetti sul Pnrr». Poi, pian piano, Franco ammorbidisce il concetto e concede: «Sul Pnrr può darsi che dovremo rivedere le valutazioni su alcune opere, e troveremo risorse europee o nazionali, ma l’importante è che ogni intervento sia selettivo, che vada a trovare i problemi e risolverli. Non avrebbe senso smantellare un piano che funziona. Non credo sia il caso di rimettere in discussione tutto quanto, anzi, quanto sta accadendo dovrebbe indurci a procedere rapidamente». Brunetta, prima dell’inizio dei lavori, aveva invece fatto un netto endorsement alle richieste di Zaia: «Come non essere d’accordo col presidente della Regione? Anzi, in Europa se ne sta già parlando, si è iniziato a discutere di un Next Generation 2.0 e se ne discuterà ancora in settimana al Consiglio europeo». Franco, da parte sua, spinge sui tempi e sullo schema che già impregna i bandi in corso: «Il volume degli stanziamenti per il Pnrr è enorme, adesso dobbiamo attuare tutto molto rapidamente, con molta concretezza, non perdere tempo perché la società ha bisogno di indicazioni molto concrete». C’è l’appello a continuare un lavoro di squadra indispensabile per il Pnrr, dagli enti locali alle imprese (tema su cui insiste molto anche Brunetta e su cui, elegantemente, punta anche il padrone di casa Philippe Donnet, ad di Generali). Franco, poi, lascia intendere che il governo non è cieco di fronte alle emergenze di questi ultimi mesi «quest’anno il Piano prevede 191 miliardi, abbiamo aggiunto un piano complementare con 30 miliardi, dopodiché il governo ha stanziato altri 100 miliardi per i prossimi anni, per un totale di circa 320 miliardi». Zaia ascolta ma poi, oggettivamente chiamato in causa, non si sottrae: «Abbiamo già confermati 2 miliardi e 719 milioni di euro per i quali abbiamo un progetto d’investimento, e abbiamo redatto un ulteriore progetto di fattibilità da 7,8 miliardi, che riesce a movimentare 22 miliardi di Pil livello nazionale e creare occupazione a livello nazionale per 110 mila persone. Detto questo ed essendo io quello che da settimane chiede una revisione del Pnrr, aggiungo che non è una fantasia, l’articolo 21 del piano prevede la possibilità di rinegoziare la programmazione, qualora cambiassero le condizioni economiche. Basti pensare che questo accordo è programmato per un’inflazione del 2%, che oggi è quasi tripla». Certo, concede Zaia, «a meno che non si pensi a un nuovo “Recovery plan”, che pensi a tutte le tensioni dei mercati sui prezzi di energia, combustibili e alimentari». Una stoccata via l’altra, Franco fa notare che il Pnrr è un accordo che non prevede modifiche bilaterali ma poi, concede, «rivedremo ogni linea progettuale che abbia problemi, ma evitiamo di rimettere in discussione tutto in questo momento». Alla fine, un pareggio.
Il Corriere del Veneto