Alcuni dossier chiusi con successo. Altri già impostati e lasciati in eredità al successore, per il semestre di presidenza lettone. Maurizio Martina, bergamasco di nascita, classe 1978, chiude con soddisfazione i sei mesi di presidenza italiana dell’Unione europea, ma sa anche che i prossimi saranno mesi ancora complicati: ortofrutta, uscita del regime delle quote latte, trattato di libero scambio sono tra i temi che toccheranno più da vicino le imprese agricole e l’industria alimentare italiana.
Ministro Martina, la settimana scorsa, quasi sul filo di lana, è stato definitivamente approvato il provvedimento sulla coltivazione degli Ogm. Che valutazione ne dà l’Italia?
Si tratta di una scelta importante e di un risultato significativo della presidenza italiana, in una materia controversa e delicata: ogni Paese dell’Unione potrà scegliere se coltivare o meno piante geneticamente modificate. In questo momento solo quattro o cinque Paesi in Europa lo fanno.
Per come sono la conformazione dei territori, la tradizione delle produzioni e le peculiarità della nostra agricoltura, non sono convito che coltivare Ogm procuri vantaggi ecnomici all’Italia. Penso, invece, che per le stesse ragioni economiche all’Italia convenga presidiare la distintività anche nelle coltivazioni a pieno campo. Distintività e non omologazione credo sia un argomento serio, non un divietò ideologico.
La coltivazione degli organismi geneticamente modificati rischia di diventare argomento di scontro nei sei mesi del prossimo Expo?
Per sua natura l’Expo di Milano sarà una grande piattaforma di confronto e dibattito internazionali, quindi è giusto che si parli anche di Ogm. Una discussione libera, senza vincoli dove ribadiremo la nostra linea: aperti a sperimentazione e ricerca, l’Italia sceglie però la distintività delle sue produzioni.
Qual è stato il dossier più impegnativo del semestre di presidenza italiana?
Senza dubbio quello sulle misure di intervento per le conseguenze dell’embargo alla Russia. Le aziende agricole e le industrie di trasformazione hanno pagato un tributo molto alto a seguito dell’embargo. Una situazione resa ancora più complessa perchè avvenuta nel momento di transizione tra vecchia e nuova Commissione e dai limiti imposti dall’applicazione della nuova Politica agricola comune. Siamo riusciti ad attivare e finanziare misure importanti, ma non ancora sufficienti. Le stime di carico sull’Italia sono basse in rapporto alle sue produzioni e all’export e siamo penalizzati. Quindi daremo presto battaglia per riequilibrare gli interventi.
E poi c’è stato il disinnesco della mina rappresentata dal taglio di oltre 400 milioni dal bilancio agricolo.
Questo è davvero un ottimo risultato, ottenuto anche grazie all’appoggio del Consiglio Ecofin e del ministro Pier Carlo Padoan. Un gioco di squadra che ha permesso di salvare 400 milioni dal taglio al bilancio 2015 già deciso dalla Commissione Barroso.
Un tema importante per l’Italia, quello dell’agricoltura biologica, non è invece arrivato al traguardo.
Sono stati compiuti importanti passi avanti, ma non siamo arrivati alla chiusura. Spetterà quindi alla presidenza lettone, alla quale daremo il nostro contributo, gestire il dossier. Devo tuttavia dire che c’è mancato davvero poco affinchè tutto si arenasse, con la proposta della Commissione che rischiava di essere bocciata dal Consiglio. Abbiamo quindi lavorato con tenacia alla salvaguardia dell’accordo politico generale, abbiamo fatto il nostro mestiere di Paese che ricopre il ruolo di presidenza di turno. Adesso che abbiamo tolto questa maglia siamo pronti ad affrontare i prossimi mesi che non saranno facili.
Cosa mette l’Italia sul tavolo del commissario all’Agricoltura, l’irlandese Phil Hogan?
Etichettatura del riso, quote latte, tracciabilità, revisione degli strumenti di gestione del rischio. Solo per citare i più prossimi.
Nuova Pac: alcune Regioni dicono che i programmi di sviluppo rurale 2014-20 rischiano di slittare a dopo l’approvazione del bilancio Ue 2015, quindi di perdere un anno di operatività. Vede anche lei questo pericolo?
Innegabile che ritardi ci siano, dovuti alla complessità delle procedure previste dalla nuova regolamentazione. Sapevamo di questo pericolo e lo sa anche il commissario Hogan. Va tuttavia precisato che in questa fase di negoziato, si instaura una interlocuzione diretta tra regioni e Commissione. Il ministero non ha alcun ruolo. Però, come abbiamo ribadito nel corso dell’incontro di martedì scorso con le Regioni, siamo presenti e collaborativi per raggiungere il risultato in tempi brevi e utili alle aziende agricole.
Abbiamo alle spalle una gestione a dir poco burrascosa delle quote latte, fatta di ricorsi, scandali, splafonamenti, multe non ancora pagate. Intanto il mercato de latte e dei formaggi sta crollando a prezzi davvero bassi. Una bruta avvisaglia per l’uscita dal regime delle quote?
Il commissario Hogan non ha ancora formalizzato la proposta per il dopo quote, che scadranno a fine marzo. Ma questo non vuol dire che aspettiamo senza far nulla. Intanto abbiamo attivato misure a sostegno del latte di qualità con 100 milioni da impegnare in tre anni. Poi c’è il regolamento sull’etichettatura per la provenienza del latte, stiamo promuovendo i nostri formaggi sui mercati esteri, dobbiamo puntare sull’educazione al consumo del latte fresco. E poi c’è il tema della programmazione produttiva. La sfida che ci attende è di tutta la filiera. L’interprofessione è una esigenza, non solo una parola. Siamo pronti a fare delle proposte e quindi vediamo chi vuol fare il passo e discuterle.
Il Sole 24 Ore – 17 gennaio 2014