Le «zone rosse» dove sono presenti centri impegnati su virus e malattie contagiose: in Italia sono due a Roma e Milano
Una mappa del mondo diviso tra zone rosse e aree invece bianche, in cui Italia ed Europa brillano per il vermiglio, così come Stati Uniti, India, Australia, alcune aree orientali: l’hanno compilata gli scienziati americani per raccontare dove il nostro mondo eccelle in presenza di laboratori scientifici impegnati a debellare e diagnosticare malattie rare, nuovi virus, casi dubbi, come negli anni sono stati la Sars, l’antrace, e ogni pericolo di bioterrorismo da verificare – rapidamente e in totale sicurezza – sul campo.
LA MAPPA – L’autore è la Federation of american scientists e l’oggetto dell’analisi dei suoi ricercatori riguarda la mappatura di tutti gli stati del mondo in cui siano presenti o siano in costruzione i cosiddetti BSL labs, laboratori di analisi esperti in virologia i cui livelli di biosicurezza siano alti (nel caso specifico italiano: livello 4, quelli che trattano i virus più pericolosi o emergenti, ma la scala parte dal livello 1). La presenza di molte zone rosse intorno alle nostre case non può e non deve spaventare: significa anzi che l’eccellenza nello studio e nella diagnosi è vicina a noi. Non a caso l’Italia risulta nella zona rossa per la presenza di due centri – i maggiori nel nostro Paese – di malattie infettive, dove vengono portati per analisi tutti quei frammenti, e quelle persone, che si pensa siano state contaminate da una nuova malattia. Sono il polo ospedaliero Luigi Sacco di Milano, centro di riferimento nazionale dove sono arrivate, per esempio, le polveri sospette recapitate al premier sotto Natale, le buste ricevute da Equitalia, dove vengono analizzate le persone potenzialmente considerate sospette rispetto a nuovi virus, e l’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma, fiore all’occhiello per la diagnosi e presidio di sicurezza per tutti i nuovi virus.
NESSUN TIMORE – «Avere un laboratorio non significa essere infettivi: si pensi al caso di Lione, Francia, dove i laboratori sono al centro della città, con finestre che si affacciano su una strada, o in Texas dove i laboratori stanno su una spiaggia alla vista di tutti», commenta il dottor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Inmi di Roma, che spiega meglio: «Questi laboratori sono strumenti di protezione perché permettono di fare una diagnosi su patogeni nuovi. Sono presidi di sicurezza e non di offesa. I laboratori di classe 4 sono vigilati e abilitati dal ministero della Salute e sono strumenti per la diagnosi, non sono dunque impianti dove si manipolano i germi».
CLASSE 3 E 4 – Ma cosa significa esattamente avere lavoratori di biosicurezza a livello 3 o 4? In Italia, come in tutto il mondo, i laboratori che studiano i patogeni ad alto rischio vengono classificati seguendo questa scala e devono essere certificati dalle autorità sanitarie competenti. Tutti devono attenersi a norme comuni per eliminare ogni rischio biologico specifico, dovuto alla manipolazione di materiale infetto o alla semplice esposizione agli stessi materiali. Ogni laboratorio che tratti questo tipo di materiali deve essere certificato, sia che si tratti di un livello 1 (basso rischio) sia che si tratti di un livello 4 (elevato rischio individuale e collettivo). Le strutture italiane segnalate sono entrambe certificate per i loro laboratori con livelli di biosicurezza 4: gli agenti che possono trattare sono, per esempio, Ebola, vaiolo, febbre emorragica della Crimea e del Congo.
Corriere.it – 26 giugno 2012