I rapporti difficili con il governo. Lui accusa: Renzi non autorevole, non dialoga ROMA Sarà il Consiglio generale di mercoledì 8 ottobre a eleggere, salvo sorprese, Annamaria Furlan, 56 anni, nuovo segretario generale della Cisl. Lo ha deciso ieri la segreteria della confederazione allargata ai vertici territoriali e di categoria del sindacato, dopo aver preso atto della decisione del leader, Raffaele Bonanni, di lasciare la guida della confederazione, alla quale era stato eletto nel 2006.
Ieri, dopo l’iniziale sorpresa (la notizia delle dimissioni era trapelata martedì), è stato il giorno degli attestati di stima che tutti i dirigenti dell’organizzazione hanno voluto tributare al loro leader, anche per dissipare le voci di dissensi, contrasti interni e accuse al segretario generale, che lo avrebbero convinto a lasciare. Niente di tutto ciò, ripetono all’unanimità nella Cisl. Del resto, non risulta ci siano stati documenti di sfiducia firmati da dirigenti, né circolati né presentati nelle riunioni degli organi della Cisl. Piuttosto, più di un dirigente racconta di aver raccolto negli ultimi mesi sfoghi di Bonanni che sentiva il peso dell’impossibilità di avere un rapporto con questo governo, lui che ha fatto del dialogo con tutti gli esecutivi un must. «Con Renzi finisce l’autorevolezza del potere politico, perché rinuncia al dialogo», ha detto ieri a Sky tg 24. Così come gli bruciavano le accuse del governo, ma non solo, verso il sindacato incapace di rinnovarsi e fonte di privilegi. Accuse che, in particolare sulla rete, sono state rilanciate anche da semplici iscritti e che hanno finito per toccare la persona dello stesso Bonanni.
La notizia della pensione da 4.300 euro netti al mese che Bonanni prende da circa 3 anni, che venne fuori alla fine del 2013 con un comunicato del sindacato di base Usb che era riuscito a ottenere questi dati dentro l’Inps («una gravissima violazione della privacy», reagì Bonanni) rimbalzò immedia-tamente sui social network. L’immagine di un segretario che sommava una pensione ricca per gli standard italiani («ma con 43 anni di contributi è meno di quella di un dirigente», replica l’interessato) con lo stipendio da segretario generale («90 mila euro lordi», disse lo stesso Bonanni nel 2008 davanti alle telecamere di Report) non ne usciva benissimo. Oggi la Cisl spiega che da quando è pensionato Bonanni ha preso un’indennità da segretario generale ridotta, «3.500 euro netti al mese». Ma non servono queste precisazioni a sgomberare il campo da una richiesta di rinnovamento che anche di questi elementi si alimenta. E alla quale ha contribuito il renzismo e le sue parole d’ordine: largo ai giovani, basta con i privilegi, tetti alle retribuzioni e alle pensioni della casta. Va detto poi che il segretario, con una coraggiosa spending review interna, si è fatto non pochi nemici. Basti pensare alle unioni territoriali passate da 110 a una sessantina, ognuna con non più di tre membri di segreteria contro i cinque di prima. E ora tocca alle categorie, che dovranno passare da 20 a 7. Senza contare il dimezzamento dei distacchi sindacali deciso dal ministro Marianna Madia («ha avuto ragione», ha ammesso ieri Bonanni a Mix24). Insomma, una cura dimagrante costata complessivamente il posto a centinaia di sindacalisti, costretti a tornare al lavoro. Spesso infuriati col leader.
Prima che fosse troppo tardi, Bonanni ha allora maturato la decisione di accelerare un ricambio del resto già deciso a giugno, quando aveva fatto votare allo stesso Consiglio generale Annamaria Furlan segretario generale aggiunto con l’obiettivo dichiarato di prepararla alla successione, che sarebbe avvenuta, al più tardi, nel settembre del 2015, quando Bonanni avrebbe dovuto lasciare per raggiungimento dell’età legale per la pensione di vecchiaia (66 anni e 3 mesi). Per consentire allo stesso Bonanni di arrivare a questo limite il congresso aveva modificato lo Statuto della Cisl, che prima prevedeva il tetto dei 65 anni. Ma la proroga, alla fine, si è rivelata inutile.
Il segretario generale, oltretutto, si è reso conto che tenere a bagno maria Furlan, pur eletta sua vice con oltre il 98% dei voti, ancora per un anno, in una situazione di progressivo indebolimento del sindacato confederale, l’avrebbe esposta a manovre di palazzo. E a ben vedere, leggendo ieri tra le righe della varie dichiarazioni di dirigenti, se da un lato traspare l’unanimità del plauso per il segretario uscente, non altrettanto si può dire per il segretario entrante. Su tutti spicca Gigi Petteni, segretario della Lombardia, la regione con più iscritti: «Nulla è scontato. Al momento non ho nessuna indicazione su quello che sarà». Significativo anche il commento di Giuseppe Farina, leader dei metalmeccanici: «Una stagione si è consumata e una nuova si deve aprire, serve un nuovo modo del sindacato di stare in campo». Furlan, fedelissima di Bonanni, non dovrebbe avere rivali, ma dovrà ridisegnare la segreteria, dando spazio alle categorie dell’industria e alle regioni del Nord.
Enrico Marro – Il Corriere della Sera – 25 settembre 2014